Piero Bigongiari
"Sycamore"
Il tuo angelo si è fermato sotto un sicomoro di Samaria.
Attende che le sue fronde parlino con la tua lingua sconosciuta
molto più del vento, d'amore come tu sai parlarmi
tacendo in questa quiete tragica
sorridendo più d' una foglia
che lampeggia incredula
tra i frutti oscuri
e il sangue che ferisce.
"Sostanza celeste"
Un po' di cenere, quale cenere,
destinerà il tuo sorriso aperto dagli ipogei.
Un po' di terra, quale terra,
o tutta la terra, non basta a raccoglierti
frutto del fervore, morte,
se cadi nel tuo fragore segreto,
e un disegno, quasi d'ossa nella tomba,
un nulla disposto, i fiori in un vaso,
resta a fiore del caso a vincerlo per poco.
Amore - difficile gioco - oramai senza lacrime.
"Il corvo bianco"
Un'illusione verde giù dal nero
dei graticci si espande, su dal nero rugoso:
gravità dell'illusione senza centro nel solo,
prima vera, mia primavera ultima,
ma prima tornata tra gli spini della terra
a strisciare tra i dunii e le ombre forti
dei candori nevati:
i prati attendono il bramito dei cervi,
il polverio fresco del bosco
entro cui batte il picchio frenetico,
ed il vento par di brina,
aprite stelle l'occhio della notte del cuore,
rivelatevi, illusioni, lasciate il ramo,
scendete, scendete a terra ancora verdi,
non col secco sgrigliolio rosseggiante
dell'autunno.
Il corvo bianco beccherà tra l'erba
di un'eterna stagione:
sarà un fiocco di neve, mossa dall'alto dei cieli
batte il martello sulle assi schiodate.