Salvatore Messina


Ho trovato al mercatino dell'usato questo libretto che penso sia autoprodotto, di questo Poeta.... Ho cercato info sul web, ma purtroppo non ho reperito nulla... posso darvi solo le info riportate sul libretto: Salvatore Messina nato ad Alcamo nel 1908, è stato ordinario di Lettere nella scuola media "Nino Navarra" della sua città. E' morto il 24-9-1982.

Oltre a vari articoli, editi in giornali locali, ricordiamo la "Sintesi storica della città  di Alcamo" (1952) e le liriche "Verso l'azzurro"(1950) ripubblicate con altre inedite in "Esperide". Stilisticamente, le poesie di Messina mi hanno ricordato le poesie di Carducci e Pascoli: Lo stile è aulico, riecheggiante la poesia classica ma virata anche sulla contemplazione non solo delle antichità  ma anche delle "cose semplici" come sul modello di "Myricae" del Pascoli.



"Canto dell'anima che si commuove di fronte alle bellezze del creato e dell'arte, canto della natura che - attraverso quadri di pittoriche descrizioni - parla dell'anima" secondo il commento critico di Roberto Calia.

Riporto qualche verso e frammento.



"Isola mediterranea"

Di aride spiagge deserte
di aride pietre grige
è l'isola.
Da rovine di necropoli
ancora i morti contemplano
antiche trasparenze mediterranee.

Di segreti giardini d'Oriente,
di segreti giardini favolosi
è l'isola.
A primavera, di fiori
si vestono i prati
e porta il vento un alito soave
di zagare e d'incenso...



"Strada di montagna"

Strada di montagna,
strada dei miei ricordi,
che respiri col vento e con le nubi,
nel sole che accende
i volti, l'anima, le pietre,
era dolce affacciarsi a nuove altezze,
profumare di timi e rosmarini!
Era dolce fermarsi
all'ombra delle siepi
tra le macchie di rovi e biancospini
assopiti nel canto di cicale!

E sopra aerei vertici
coronati d'eriche tremolanti
la terra aveva il colorito del cielo.



"Dentro silenzi di rovine"

Dentro silenzi di rovine
s'innalza la torre,
solitaria, immensa,
nello stupore dei secoli.

Per le stanze del castello,
balenanti d'armi e di trofei,
vagò un giorno Costanza,
Regina dei Normanni, Imperatrice.

Pallida e bionda,
tra i ricami delle ogive
in tanta letizia di sole,
forse cercava una parola d'amore.



"Il viale della felicità"

Il viale dei pini si dilunga,
svanisce, ma dove?
ma in quale mondo lontano,
paese felice di sogni,
in quale mondo incantato?

Nel caldo meriggio d'estate,
cammino con l'ombre del bosco
sulle mie palpebre,
sul mio viso vaganti,
ascolto soavi bisbigli,
stormire di foglie appassite.

All'improvviso mi fermo,
in ansia sospeso.
è meglio non vedere
che cosa nasconde quel muro,
sotto gli alti cipressi svettanti
nel brivido azzurro del cielo.
è meglio ancora sognare
che lì alla svolta
c'è tutto quello che ho sperato,
sempre invano,
verrà l'Angelo del Signore
per placare la mia sete
e inebriare il mio cuore.



"Strade d'asfalto"

Da quiete selve, dove si effonde
il prodigio del sole,
si levano gridi e canti d'uccelli.
Palpita la terra di vivi colori,
di villaggi splendenti
nell'ora del tramonto,
tra sospiri di campane
e voli di colombi...

Strade d'asfalto
serpeggiano lucide e nere,
si stendono su precipizi d'aria,
sino alle cime di cobalto,
nelle solitudini d'occidente.



"Eucalyptus"

Tra labili sospiri
e gemiti sommessi
disfatto è il sole
in ceneri di corallo.

Sui muri sono distese
le coltri violacee
delle bugainville,
orlate di velluto,
punteggiate d'argento.

Da giardino di cristallo
glli eucalyptus
salgono al cielo
in sottili ricami,
si sciolgono,
cascate spumeggianti,
su rive d'erbe e di fiumi.



"Affresco di Tarquinia"

Trema, nel buio smarrita,
una voce in fondo al cuore,
da immote lontananze
gridano pietre
l'angoscia dei secoli.

In grazia estatica ondeggianti,
flessuose fanciulle e giovinetti
danzano leggeri,
tra arboscelli di mirto e melograni,
al ritmo dei flauti melodioso.



"Segesta"

Incantesimi d'agavi,
solitudini di pietre,
nell'ultimo rifugio del silenzio.

Sul tempio, tra le colonne,
il roseo splendore del cielo,
l'ombra viola dei lontani monti.

Dell'arco di verdi colline
si aderge il sogno
d'Ellade prodigioso.



"Selinunte"

All'orizzonte,
sempre uguale emerge
la terra senza tempo,
con le tombe degli uomini
e le pietre.

Tra i mandorli fioriti,
le colonne dei templi infranti,
i capitelli,
gli architravi immensi,
guardano,
dal mistero della morte,
il fluire incessante della vita.



"Anfora cartaginese"

In oscuri fondali dormivi
e più non sentivi
l'urlo del mare.
Più non vedevi dal cielo spettrale
cadere le stelle,
mentre amara l'acqua
di sabbia e di conchiglie ti vestiva.

Ora vieni! Ritorna alla luce!
Ricomponi i fantasmi
di sogni inabissati!
Ricorda quelli con te precipitati
nel vortice implacabile dell'onda,
quelli con te seppelliti
tra pallide meduse
e fluttuanti alghe d'ametista!



"Nebbia"

Avvolgi, o nebbia, i neri cipressi
sommergi ogni cosa,
inonda l'anima mia così...
Con le tue bianche mani
stergi il mio pianto
per l'estasi svanita,
per quello che amai,
per quello che mi deluse,
fuggendo lontano...



"Verso approdi di silenzi"

Autunno rosso d'amaranti
affrescato di crisantemi
nel volo delle foglie
al vento che le muove
in folle gioco,
scendono dolci
l'ombre della sera
verso notturni approdi
di silenzi.



"La notte dei morti"

Discende la pioggia
ed io m'incammino
tra siepi luccicanti
di riflessi d'argento.

Lascio alle mie spalle
l'impossibile giorno dei vivi
e vado verso la notte dei morti,
profonda di turchese,
sopra ingemmate foglie di smeraldo,
dischiuse a teneri fiati,
a tenui respiri d'ombre.



"Fiorir di peschi"

Improvviso fiorir di peschi al sole
nel puro azzurro sopra la collina,
sottil fragranza che hon ha parole,
pace d'oblio nell'aria mattutina.

E sfolgora ogni fior luce divina,
nella dolcezza di celesti aiuole
ridenti liete presso la marina
fra un quieto bisbigliar d'antiche fole.

Sopra la terra un brivido trascorre
- passa col vento un cinguettio d'uccelli -
e treman l'ombra a piè dell'alta torre,

mentre splendono al sole i tuoi capelli,
o bionda Primavera, e al piano corre
un profumo di fiori e d'arboscelli.



"Odore di terra"

Più fresco viene il vento,
odoroso di terra,
dopo la pioggia,
dal monte Bonifato,
ove alberi verdi salgono
per le scoscese pendici,
fino alle rocce scabre
che hanno sete d'azzurro...



"Espero"

Ancora sui colli fiorenti
e sul mare sereno risplende
la tua luce divina,
o sera incantata d'agosto.

Ed ancora nel mio cuore,
tra verdi foglie di rossi oleandri,
indugia,
pura come il primo sogno d'amore,
o Espero,
la tua candida stella.

 

"L'oleandro e la stella"

Un rosso oleandro fiorisce
accanto ad un vecchio cancello,
nella solitudine
d'un antico sentiero
che le greggi,
scendendo giù dal monte,
percorrono la sera.

E sui fiori sbocciati
come fresche rose,
risplende amica,
la stella più dolce,
la più lucente
fra quente la Notte disvela
nel suo scenario immenso.