Vittorio Alfieri
Tratti da
"Ah! Tu non odi il sospirar profondo" (1778)
Ogni dolore del poeta si dilegua all'apparir della donna amata. Perciò ella non saprà mai la sua sofferenza.
Ah! Tu non odi il sospirar profondo, (1)
il parlar rotto, i flebili lamenti,
onde avviemmi che in vano al core io tenti
scemare in parte di sue doglie il pondo! (2)
Ma tu non vedi, allor ch'io 'l petto inondo
di duo rivi (3) perenni al suol cadenti.
Oh, se mai mi vedessi!... E con quai stenti
questo fero (4) mio stato a ogni uom nascondo!
Ciò tu non sai; che il Sole almo (5) dal cielo
non sa che iniqua nebbia i fiori adugge, (6)
cui vede alteri ognora in loro stelo,
così il martìr, che me consuma e strugge,
nol sai (7), se in meste rime io nol rivelo;
che al tuo apparire ogni mio duol sen fugge.
(1) Vaccalluzzo ha definito "questo verso bellissimo, di forza e di espressione alfieriana"
(2) con cui tento inutilmente di alleggerire in parte il peso (pondo) del suo dolore
(3) fiumi, ovvero lacrime
(4) atroce, crudele
(5) che dà vita
(6) mortifica
(7) non lo
"Te chiamo a nome il dì ben mille volte" (1783)
La donna amata è lontana e il poeta si sente morire dalla disperazione. E preferirebbe giacere sottoterra con lei in un'unica tomba che continuare a vivere una vita priva di senso e di piacere.
Te chiamo a nome il dì ben mille volte;
ed in tua vece, Morte a me risponde:
morte, che me di là dalle triste onde (1)
di stige appella (2), in guise orride e molte. (3)
Cerco talor sotto le arcate volte
d'antico tempio, ove d'avelli abbonde, (4)
se alcun par d'alti amanti un sasso asconde, (5)
e tosto ivi entro le luci ho sepolte: (6)
sforzato poi da immenso duolo, (7) io grido:
felici, o voi, cui breve spazio serra, (8)
cui più non toglie pace il mondo infido!
è vita questa, che in continua guerra (9)
meniam disgiunti, (10) d'uno in altro lido? (11)
Meglio indivisi fia (12) giacer sotterra.
(1) cupe e maligne, da "tristo"
(2) mi chiama la palude dell'inferno; qui sta per "oltretomba"
(3) in molti orribili modi. In quest'anno (1783) il poeta fu tentato dal suicidio
(4) dove si trovano molte tombe
(5) se un'unica pietra tombale celi una coppia di amanti famosi. Delicatissimo quel "asconde" che sembra avvolgere di un'atmosfera di pudore la coppia degli amanti.
(6) e appena le scorgo vi figgo dentro gli occhi
(7) dolore
(8) l'angusta cavità del sarcofago chiude
(9) travaglio
(10) la lontananza della Donna amata toglie ogni senso e piacere alla sua vita e gli acuisce il senso della morte
(11) vagabondaggio da una terra all'altra
(12) sarà
In una lettera del 1785 Alfieri aveva scritto: "[...] e poi piango, e poi leggo il Petrarca che ho sempre in tasca, penso alla Donna mia, e rimpiango, e così tiro innanzi e desidero la morte e mi spiace di non aver ragioni per darmela; e in quel mezzo stato dolente e non disperato, ho l'anima morta e il cuore sepolto e non riconosco me stesso"
Che l'Alfieri fosse tormentato dalla lontananza dalla donna amata è presente anche nel sonetto "Tante, sì spesse, sì lunghe, sì orribili" dove il poeta paragona le pene d'amore a un serpente velenoso che gli avvelena e squarcia il cuore e come se non bastasse, è ossessionato da allucinate immagini di morte:
Tante, sì spesse, sì lunghe, sì orribili
percosse or dammi iniquamente Amore,
che i mie' martìri ormai fatti insoffribili
mi van traendo appien del senno fuore. (1)
Or (cieca scorta) odo il mio sol furore;
e d'un pestifero angue (2) ascolto i sibili,
che mi addenta, e mi attosca (3) e squarcia il cuore.
In modi mille, oltre ogni dir terribili:
or tra ferri e veleni, e avelli ed ombre,
la negra fantasìa piena di sangue
le vie tutte di morte hammi disgombre: (4)
or piango, e strido; (5) indi, qual corpo esangue,
giaccio immobile; un velo atro (6) m'ha ingombre
le luci; e sto, qual chi morendo langue.
(1) i suoi tormenti sono così atroci che si sente impazzire; "fuore" significa "fuori dal senno"
(2) serpente
(3) mi avvelena (tosco è il veleno)
(4) mi ha sgomberate: la sua immaginazione gli suggerisce tutte le forme possibili di morte, assillandolo con le più lugubri ubbie.
(5) la lontananza dalla donna amata lo fa sentire una belva ferita, come ben dice il verbo "stridere"
(6) un velo nero mi copre gli occhi.
***
Bieca, O Morte, minacci? e in atto orrenda, (1)
l'adunca falce a me brandisci innante?
Vibrala, su: me non vedrai tremante
pregarti mai, che il gran colpo sospenda.
Nascer, sì, nascer chiamo aspra vicenda, (2)
non già il morire, ond'io d'angosce tante (3)
scevro rimango; (4) e un solo breve istante
de' miei servi natali (5) il fallo ammenda.
Morte, a troncar l'obbrobriosa vita,
che in ceppi io traggo, io di servir non degno,
che indugi ormai, se il tuo indugiar m'irrita?
Sottrammi ai re, cui solo dà orgoglio e regno
viltà dei più, ch'a inferocir gli'invita,
e a prevenir dei pochi il tardo sdegno. (6)
(1778)
1) In atto orrenda = con aspetto terribile
2) Chiamo aspra vicenda = considero la vita come una fatica sfiancante, dura, insopportabile
3) Angosce tante = tutte le angosce e le fobie che provoca l'idea della morte
4) Scevro rimango = resto immune, privo
5) Servi natali = corregge l'errore di essere nato in tempi servili
6) A prevenir = a impedire che si manifesti, incarcerandoli o uccidendoli.
***
Le pene mie lunghissime son tante,
ch'io non potria giammai dirtele appieno.
D'atri pensieri (1) irrequieto pieno,
neppure io'l so, dove fermar mie piante. (2)
Misera vita strascino ed errante;
dov'io non son, quello il miglior terreno
parmi; (3) e quel ch'io non spiro, aere (4) sereno
sol chiamo; e il bene ognor mi caccio innante (5):
s'anco incontro un piacer semplice e puro,
un lieto colle, un praticello, un fonte,
dolor ne traggo e pensamento oscuro.
Meco non sei (6): tutte mie angosce conte (7)
son da quest'urna; ed a narrarti il duro
mio stato, sol mie lagrime son pronte.
(1784)
1) D'atri pensieri = di pensieri oscuri
2) Fermar mie piante = arrestarmi, fermarmi, sostare
3) Parmi = mi pare
4) Aere = cielo
5) E il bene ognor mi caccio innante = e ripongo sempre nel futuro (innante) la felicità (il bene)
6) Meco non sei = non sei con me. Alfieri si rivolge alla Contessa di Albany, che è lontana da lui.
7) Conte = conosciute, spiegate
***
Solo, fra i mesti miei pensieri, in riva
al mar là dove il tosco fiume ha foce, (1)
con Fido il mio destrier pian piano men giva;
e muggìan l'onde irate in suon feroce.
Quell'ermo lido, e il gran fragor mi empiva
il cuor (cui fiamma inestinguibil cuoce)
d'alta malinconia; (2) ma grata, e priva
di quel suo pianger, che pur tanto nuoce.
Dolce oblio di mie pene e di me stesso
nella pacata fantasia piovea; (3)
e senza affanno sospirava (4) io spesso:
quella, ch'io sempre bramo, anco parea
cavalcando venirne a me dappresso...
Nullo error mai felice al par mia fea. (5)
(1785)
1) In riva al mar là dove il tosco fiume ha foce = dove sfocia l'Arno, a Marina di Pisa.
2) D'alta malinconia = una malinconia pesante, opprimente.
3) "Piovea" per "Pioveva"
4) "Sospirava" per "io sospiravo"
5) Nullo error mai felice al par mia fea = nessun altro errore della mia vita mi ha mai reso così felice, dopo che l'immaginazione mi ha fatto vedere la donna amata che sembrava cavalcare verso di me.
***
Tacito orror di solitaria selva
di sì dolce tristezza il cor mi bea,
che in essa al pari di me non si ricrea
tra' figli suoi nessuna orrida belva.
E quanto addentro più il mio piè s'inselva,
tanto più calma e gioia in me si crea;
onde membrando com'io là godea,
spesso mia mente poscia si rinselva.
Non ch'io gli uomini abborra, e che in me stesso
mende non vegga, e più che in altri assai;
né ch'io mi creda al buon sentiero più appresso:
ma, non mi piacque il vil secolo mai:
e dal pesante regal giogo oppresso,
solo nei deserti tacciono i miei guai.
(1786)
*****
Da "Mirra"
Mirra: E me pur fai rabbrividire, inorridir. Che osasti? Nullo omai de' celesti, e men la Diva terribil nostra, è da invocar per Mirra. Abbandonata io son dai Numi; aperto è il mio petto all'Erinni; esse v'han sole possanza, e seggio. Ah! Se riman pur l'ombra di pietà vera in te, fida Euriclèa, tu sola il puoi, trammi d'angoscia: è lento, è lento troppo, ancor che immenso, il duolo.
***
Mirra: Non tremo... parmi...od almen, non tremerò più ormai, poichè ad udirmi or sì pietosi state. L'unica vostra, e troppo amata figlia son io, ben so. Goder d'ogni mia gioia, e v'attristar d'ogni mio duol vi veggo; ciò stesso il duol mi accresce. Oltre i confini del natural dolore il mio trascorre; invan lo ascondo; e a voi vorrei pur dirlo... ove il sapessi io stessa.
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Or me compiango, or me stessa abborrisco; e pianto, e rabbia,
e pianto ancor... è la vicenda questa, incessante, insoffribile, feroce, in cui miei giorni infelici trapasso. Ma che?... voi pur dell'orrendo mio stato piangete? ...Oh madre amata!...entro il tuo seno ch'io, suggendo tue lagrime, conceda un breve sfogo anco alle mie!...
***
Ciniro: Oh figlia!...
Cecri: Oh parole!... Oh dolor!...Deh! Tu sei padre; padre tu sei... perchè innasprirla?...Or forse non è abbastanza misera?...Ben vedi, mal di sé stessa è donna; ad ogni istante fuor di sé stessa è dal dolore...
***
Ciniro: Oh stato! ...A sì terribil vista non reggo...Ah! Sì, padre pur troppo io sono: e di tutti il più misero... Mi sforza già, più che l'ira, or la pietà. Mi traggo a pianger solo altrove. Ah! Voi sovr'essa vegliate intanto. In sé tornata, in breve, ella udrà poscia favellarle il padre.
***
Mirra: uscito è il padre? ... Ei dunque, ei, di uccidermi niega? Deh! Pietosa dammi tu, madre, un ferro (1); ah! Sì; se l'ombra pur ti riman per me d'amore, un ferro, senza indugiar, dammi tu stessa. Io sono in senno appieno; e ciò ch'io dico, e chieggo, so quanto importi: al senno mio, deh! credi; n'è tempo ancor: ti pentirai, ma indarno, del non mi aver d'un ferro oggi soccorsa.
***
Mirra: Tu vegliare al mio vivere? Ch'io deggia, ad ogni istante, io rimirarti? Innanzi agli occhi miei tu sempre? Ah! Pria sepolti voglio in tenebre eterne gli occhi miei:
con queste man mie stesse, io stessa pria
me li vo' sverre,(2) io, dalla fronte...
----
Mirra: Tu prima, tu sola. tu sempiterna cagione funesta d'ogni miseria mia...
Cecri: Che parli? ... Oh figlia!... Io la cagion? ... Ma già il tuo pianto a rivi....
Mirra: Deh! perdonarmi; deh! ... Non io favello;
una incognita forza in me favella... Madre, ah! Troppo tu m'ami, ed io...
***
Mirra: - O Morte, Morte, cui tanto invoco, al mio dolor tu sorda sempre sarai?
(1) Spada
(2) Strappare, svellere.
****
"Saul" (1782)
Atto Primo, Scena Terza
Micol:
Notte abborrita, eterna,
mai non sparisci?... Ma, per me di gioia
risorge forse apportatore il sole?
Ahi lassa me! Che in tenebre incessanti
vivo pur sempre! (1) - Oh! Fratel mio, più ratto (2)
di me sorgesti? Eppur più travagliato,
certo, fu il fianco mio, che mai non posa.
Come posar poss'io fra molli coltri,
mentre il mio ben (3) sovra la ignuda terra,
fuggitivo, sbandito,(4) infra covili
di crude fere (5), insidiato giace?
Ahi d'ogni fera più inumano padre! (6)
Saùl spietato! Alla tua figlia togli
lo sposo, e non la vita? - Odi, fratello;
qui non rimango io più: se meco vieni,
bell'opra fai (7); ma, se non vieni, andronne
a rintracciarlo io sola: io David voglio
incontrare, o la morte.
1) Oh, lasciami! che in tenebre senza fine vivo sempre!
2) Più veloce di me
3) David
4) Esiliato
5) Animali feroci
6) Ma mio padre è più feroce delle bestie feroci!
7) Se vieni con me, fai una cosa degna di ammirazione
Atto Secondo, Scena Prima
Saul:
Bell'alba è questa. In sanguinoso ammanto (1)
oggi non sorge il sole; un dì felice
prometter parmi. - Oh, miei trascorsi tempi! (2)
Deh! Dove sete or voi? Mai non si alzava
Saùl nel campo da' tappeti suoi,
che vincitor la sera ricorcarsi
certo non fosse.
1) Avvolto di vapori rossastri
2) Il sorgere dell'alba suscita nel protagonista il rimpianto del passato.
Saul:
Ah! no: deriva ogni sventura mia
da più terribil fonte... E che? celarmi
l'orror vorresti del mio stato? Ah! S'io
padre non fossi, come il son, pur troppo!
Di cari figli,... or la vittoria e il regno,
e la vita vorrei? Precipitoso
già mi sarei fra gl'inimici ferri (1)
scagliato io, da gran tempo: avrei già tronca (2)
così la vita orribile ch'io vivo.
1) Inimici ferri = Armi nemiche
2) Troncato
Fero (3),
impaziente, torbido, adirato
sempre; a me stesso incresco (4) ognora, e altrui;
bramo in pace far guerra, in guerra pace (5):
entro ogni nappo (6), ascoso tosco (7) io bevo;
scorgo un nemico in ogni amico; i molli
tappeti assiri, ispidi dumi (8) al fianco
mi sono; angoscia il breve sonno; i sogni
terror. Che più? Chi'l crederia? Spavento
m'è la tromba di guerra; alto (9) spavento
è la tromba a Saùl. Vedi, se è fatta
vedova (10) ormai di suo splendor la casa
di Saùl; vedi, se omai Dio sta meco (11).
3) Feroce
4) Riesco sgradito
5) Quando vivo situazioni liete, voglio far guerra; quando vivo situazioni di guerra, anelo alla pace.
6) "Nappo" = "Tazza"
7) Veleno nascosto; Saùl vive continuamente nel sospetto di essere avvelenato.
8) "Dumi" = "Spine" (dal Latino "Dumus", "Cespuglio spinoso")
9) Profondo
10)"Vedova" qui significa "Priva"
11) Con me
Scena Seconda
Saul:
...Meco (1) è sempre il dolore. - Io men sorgea
oggi, pria (2) dell'usato, in lieta speme (3)...
ma, già sparì, qual del deserto nebbia,
ogni mia speme. - Ormai che giova, o figlio,
protrar la pugna (4)? Il paventar la rotta (5),
peggio è che averla; ed abbiasi (6) una volta.
Oggi si pugni, io'l voglio.
1) Con me
2) Prima
3) Speranza
4) La battaglia
5) La sconfitta
6) E si abbia
Saul:
Piangete tutti. Oggi, la quercia antica,
dove spandea già rami alteri all'aura,
innalzerà sue squallide radici.
Tutto è pianto, e tempesta, e sangue e morte:
i vestimenti squarcinsi; le chiome
di cener vil si aspergano. Sì, questo
giorno, è finale; e noi l'estremo, è questo.
Scena Terza
Micol:
Ciò non udii; ma forte accigliato era,
e susurrava non so che, in sé stesso,
di sacerdoti traditor; d'ignota
gente nel campo; di virtù mentita...
rotte parole, oscure, dolorose,
tremende, a chi di David è consorte,
e di Saulle è figlia.
Saul:
Che sete (1) voi?... Chi d'aura aperta e pura
qui favellò? (2) ... Questa? è caligin (3) densa;
tenebre sono; ombre di morte... Oh! Mira; (4)
più mi t'accosta; il vedi? (5) Il sol dintorno
cinto ha di sangue ghirlanda funesta...(6)
Odi tu il canto di sinistri augelli? (7)
Lugubre un pianto sull'aere (8) si spande,
che me percuote, e a lagrimar mi sforza (9)...
Ma che? Voi pur, voi pur piangete?
1) Chi siete voi?
2) Chi parlò?
3) Nebbia
4) Osserva
5) Lo vedi?
6) Il sole sembra circondato da un alone funesto
7) Sinistri uccelli
8) Per il cielo si ode un canto lugubre
9) Mi obbliga al pianto
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