"Stella cadente"
Stella cadente,
graffio d'artiglio dal cielo,
improvviso fulgido bagliore,
invito alla speranza
di far vero un desiderio.
Magica scia dorata,
impreziosita dai nostri sogni
bramati nel silenzio,
che spezzato si ridesta
in un sussurro del cuore.
"Storia di una notte"
Attraversami,
senza sostare nel mio cuore,
lascia la tua scia,
ma in modo che svanisca presto.
Solletica la mia fantasia,
ma sparisci prima che mi permetta di sognare,
vivimi intensamente,
ma porta via con te ogni sentimento.
Sei la mia storia di una notte,
intensa ma fulminea,
come stella cadente.
"Tramonto"
Riverberi di luce mi richiamano,
fuggevoli,
piccoli giochi luminosi
che s'intrecciano alla finestra.
Curioso osservo dal vetro
e lo spettacolo si rivela,
caldi raggi di boria
striano le onde del mare
che placide cullano i riflessi
di un maestoso sole calante,
eccentrico faro all'orizzonte
pronto celarsi dietro i frangenti,
stanchi e morenti contro gli scogli.
Solito rituale del tramonto,
sempre sacro e meraviglioso,
per noi regalo della natura.
"Un nuovo giorno"
Ecco che dal mare
riaffiora un nuovo giorno.
Sorge pigro il sole,
sfacciatamente titubante,
come un primo attore
dietro al sipario,
bramato da una platea impaziente
in attesa dell'inizio dell'opera.
(...) Vorrei (...) che mi rapisca,
che mi porti via
dopo una fresca,
stellata notte d'estate.
"Perla di luna"
Perla di luna,
intorno a te notte fonda,
incastonata,
al centro del mio mondo.
Vicina al mio cuore,
perfetta linea di luce
a contorno del tuo immenso valore,
racchiusa nelle mie mani
a proteggerti da tutto il resto.
Assoluto pregio
di purezza e meraviglia,
poi ti sciogli in un sorriso
lieta delle mie attenzioni.
"Malinconia"
Lascio libero il pensiero
di rincorrere i ricordi,
solo, col mio animo
ormai arido di letizia.
La mente li ritrova,
avvolti da un velo d'amarezza,
che li allontana,
dolci e nostalgici,
ripresi nuovamente
da mitigata tristezza.
"IL SOLE LACERATO"
"Cicatrici"
Non ti rividi più bambina
nel ritratto di ciò che amai
sperduto
da forze oscure
Cimiteri notturni d'estate
sotto la luce pallida del sole
a volte
sembra quasi di toccarlo
questo sogno d'amore
così vicino così lontano
"Graffi sul viso"
Scappare correndo senza fermarsi
sentendo l'arrivo dei lupi
uomo contro uomo
in questo secolo
di assassini
e di sogni
violentati.
Foglie morte
sulla battigia deserta
e sulla distesa brulla
della nostra vita.
Il canto eterno del mare.
La lunga corsa era finita.
"Fine di una stagione"
Dicevi
ciò che non distrugge rafforza
ti amai e poi ti odiai
al primo bacio e
alla prima notte lacerati
sul litorale abbandonato.
Sabbia d'inverno.
Amore e morte
amore e odio
nel soffiare ossessivo del sangue
nelle vene,
rughe
attorno agli occhi velati
di possibilità.
[...]
"Ombre"
E poi disse mi ami come prima
all'ombra della radura
senza più luce e rumori
ma niente è mai come prima
si nasce e si muore
nel ghetto delle nostre paure
è vero
ma
nel tragitto
ci si sposta
e futuro e passato
si inerpicano tristi insieme
infine verso la vetta.
"Nel mio cuore"
All'imbrunire
cessò il tumulto infine
di stanchi padroni del vapore.
Udimmo
il sussurro dei pensieri
di un bambino.
Nel silenzio
ascoltai
il lamento nuovo della sera
nel mio cuore
cicatrici vecchie
in ordine sparso
"Lungo il fiume"
[...] Mi attacco tremante piagato
al ricordo del tuo viso
[...] ci ritroveremo presto
lungo il fiume pulito
della Malinconia
lì distruggeremo allora la menzogna
ed eterni correranno i nostri sguardi.
"Giovani"
[...] Così sottile
tenue nebbia novembrina
appare l'attesa
della vita.
L'oscurità veloce cala
sui nostri sorrisi
"9 maggio"
Si può ritrovare
il senso della vita
in un cimitero disadorno di campagna
perderlo
in una notte che divampa
stellata
Così
in quel momento di maggio
vidi coccinelle danzare sul prato
e pensai all'antica miseria
alla musica lenta
del futuro.
"Sabbia"
Ebbi molti amori e molti sogni
sia all'inizio che alla fine del cammino
ma osservando il mesto sole all'imbrunire
sempre Solitudine mi vinse
ed il Vuoto...
Piccole formiche
sulla sabbia
"Sera d'estate"
Sognavamo l'amore
la vita e la leggenda
sedendo
una sera d'estate
moribondi
sull'abisso senza stelle
La memoria
ci scherniva lieve
la speranza
furtiva declinava
"Il bosco"
Rami incolori nella nebbia
mattutina
giorni perduti non gridarono più
il loro tormento
e il bosco in autunno
impassibile
scherniva
ogni sogno e chimera.
Infinito e dolore
alternarono i loro sospiri
sul mio corpo assopito
tra le foglie bagnate
"Un compleanno"
Era il giorno in cui nacqui
anni fa
fu giovinezza
di tenebre e di fiori
e d'improvvisi baci e di ferite
solitario scivolai
nel mattino cieco e addormentato
della vita
Candele spente sopra torte di rugiada
davanti ai nostri padri
illusione di felicità immortale
nei lineamenti delicati ancora
Muore anche il ricordo
le ombre mi trafiggono urlanti
nel tramonto silenzioso
"Confabulazioni"
[...] Si fa breve la strada oramai
sopra la terra arida
di fuoco
rammento
di aver rinunziato all'amore
ai tuoi pallidi bianchi sorrisi
di sposa
"Fragilità"
Presto la nebbia avvolgerà spietata
il cielo e i nostri corpi
martoriati
ci sentiremo nuovamente soli
rinchiusi
tra gli anfratti della vita
L'inverno spoglierà le foglie
ed il gelo scenderà nei nostri cuori
attenderemo a lungo il sorgere del sole
spauriti tra memoria e fantasia
"Gocce"
Guardai il cielo
cupo
nell'attesa della pioggia
Vorrei essere - in un sogno -
il fantasma di un gitano triste
e cantare per te
lunghe storie segrete
e mai vissute.
Frammenti di lacrime dall'orizzonte pallido
se scruti
rivedrai quei volti
ancora vivi nella mente stanca
Gocce di pioggia
sulla mia ombra
devastata
Il nostro destino è spesso contenuto in un "istante": è ciò che viene in mente leggendo le liriche di "La Fine del Cerchio". Questo "istante" è ripetuto persino nel ritmo dei versi, scandito in un incedere: ad ogni tocco, come quello inesorabile dei minuti che passano, anche l'incertezza di un futuro che diventa continuo interrogativo, come sottolineando pulsioni che si muovono tra conscio e inconscio, realtà e desideri, ricordi e proiezioni. Un po' Jung (questo cerchio nell'idealità formale, non geometrica, che potrebbe non chiudersi mai) e un po' Kafka (un castello della vita le cui porte cigolano sbattute da venti che sono quelli del nostro destino) Maschere, autentiche o false, che ci condizionano nell'allegoria romantica o crudele dell'esistenza. L'autore ha scritto queste poesie dopo "una fatica di vivere", con la contemplazione del paesaggio naturale, in un emblematico silenzio che arricchisce gli istanti, quando emozioni e corporalità diventano attimi su cui riflettere e da ricordare.
LA FINE DEL CERCHIO
Una voce silenziosa
là sugli alberi.
è la sua,
lo sento.
Corre di foglia in foglia.
Lucida scivola
lungo il filo intrecciato
della ragnatela.
è domenica:
nessuno se n'è accorto.
E le campane?
Dove sono le campane?
Dicono sia festa.
Ma tutti vanno
senza più ritorno.
Come canta l'eco.
Di chi?
Del passato
o d'un breve futuro?
Si sente nel brusio
di tante parole.
Si sente
non ti crucciare
Il passo insiste:
non coglie la stanchezza
velato d'illusione.
Eppure disegna il cerchio.
Che sciocchi siete.
Non pensate sia finito?
I morti lo sanno.
è svanito nel nulla
come la geometria
dell'intelligenza umana.
SENZA SIGNIFICATO
Il mio cuore romantico
in sintonia con l'animo
attende canzoni
cariche di nostalgia.
Per mille facce brune
sfumature indefinite
partono dal verde antico.
Foglie dipinte e coriandoli.
Lunghe ombre tra i rami
Asciutta e calma la luce.
Si sente il ritmo dell'attesa.
Il faggio rosso del giardino
nasconde la tavolozza
aggrovigliata
inquieta
dei merli e degli uomini.
Chi punge il sonno?
Dov'è lo scoiattolo?
E il cervo?
E l'alito del vento
che sorride agli occhi?
Silenziosa e caduca
si crogiola la terra
entro il suo grembo.
Solo il serpente
propone sapori muti.
Ma ora l'iride dello sguardo
s'arricchisce
di tinte dense e sconosciute
portate da suoni.
Così l'orecchio
ascolta felice
il crepitio del pino
che brucia nel camino
insieme ai ricordi
d'amore.
Disteso sulla brace
giace il corpo d'amare
legato al vocabolario
da parole insensate.
Ecco perché
voglio restare solo
e gustare lentamente
l'estasi del silenzio
fatto di foglie morte
macerate nei sogni,
costruendo nella mente
l'aspra struttura dei rovi
assieme a quella dur
della roccia primordiale.
Ditemi,
voi che vivete lontani,
si possono odiare
i ciarlatani
che non piangono mai?
ANCHE L'ESTATE MUORE
L'estate che muore
mette sempre tristezza.
Si chiudono gli orizzonti.
Annebbiati i passaggi.
Danza la luce
uscendo presto di scena.
L'erica diviene densa
e umida
mentre i prati
stralucidano di rugiada.
Gli steli
avvolti nelle loro gocce
non sono filigrana.
Somigliano al pianto
sgorgato da cuori delusi.
Nell'aria sentì palpabile
desideri infreddoliti.
I giuramenti
della notte di San Lorenzo
scompaiono senza rimpianti.
Nei campi giacciono
alti covoni
e impronte di amanti.
Nostalgie di nubi vaghe.
Molto vaghe.
Come l'amore del passero
del becco riottoso.
Povere anime
divenute polvere.
Vanno per un altro
futuro.
è questo l'estate?
Si è proprio l'estate!
STRIATURE
Un amore, ricordo.
Un amore duro
come parete
di marmo liscio.
è attraversato
dai colori cupi
striati di malinconia.
L'ho visto, l'hanno visto
levigato e lucido
dagli occhi del deserto
ricco d'assurdo silenzio.
Nel lago si specchia
come fossero
millenni di segreti
che nessuno sguardo
ha la profondità
da raccogliere.
Capisco che
senza di te
nessuno regna.
VOLI
è tempo di foglie
che corrono nel vento.
Colori brucianti
si spengono
tra le pieghe
della terra.
All'orizzonte
si vede bene
in controluce
il nido
solo e nudo.
Dorme (?) appoggiato
nell'angolo del tronco.
Lo sguardo non trova
l'esile figura
posata sull'arcobaleno
che scivola tra i pensieri.
Ah, dove sei
canterino
dalle piume levigate?
Perché hai perduto
il senso del futuro?
Colgo che le rondini
volano lontane
dai battiti del cuore.
Ma batte ancora
il cuore?
ABETI
Cuori di pietra,
colori cupi,
angosciosi discorsi muti.
Osservi le nuvole
sparse e spente
in autunno.
Tutte le finestre
sono spoglie.
Vetri, solo vetri.
Chi si specchia?
I poveri entro l'anima.
La colomba scivola
sorda al rintocco
della prima notte
dove la campana
non racconta più
la storia del borgo.
Selvaggia e triste
l'attesa.
Paiono bronzei
i templi.
Le fanciulle
di bistro: nude.
Poi tanti grattacieli
contro cui
si frangono i pensieri.
Dove sono
gli abeti dell'umanità?
Esistettero mai?
PICCOLA ANIMA
[...] Io solo
stavo
col profumo della malva
mentre
contro la mia fronte
s'infrangevano
le ali dei coleotteri.
Attesi lungamente
attorno al cimitero.
Aggiungo anche "Frammenti di poesia" (1992)
Il tuo ricordo
trapunta la giornata
e del tuo amore
s'intesse il mio respiro.
*
Sorpresa dall'alba
che rivela il tuo nome
a piccoli passi si apre
un varco la luce.
*
Desidera
l'onda la riva
dove piano si spegne
nell'alba il tuo camminare
lascia impronte sicure
silente
la voce attende
quel consumarsi del cuore.
*
Avanzo piano
nel giorno
al limite opaco dell'ora
si ridesta la luce
l'attimo s'apre
incerto
stupito
nunc et in hora mortis nostrae.