Silvio Raffo
"Quel vuoto apparente - poesie di quattro versi - "
(1995)
Riporto qualche poesia. L'autore è nato a Roma.
Parodos
Della vita si apprezza sovente
più tardi del dovuto
l'intima leggerezza, il senso muto
di quel vuoto apparente
***
Non ha inizio, né fine
non ha "dove", né "quando"
Si stanzia nel Non-Luogo
fluttua nell'OltreTempo
***
Distanze che lo sguardo non misura,
non abita lo spazio - lineamenti
che nessuna magia può scandagliare -
tracciati senza inganno di natura
***
Nulla di mio possiedo sotto il sole
se non quest'ombra amica. O grave stella,
che mi segui e mi guidi fra le aiole,
o casta solitudine sorella
***
Mondi amati, sognate beatitudini,
giardini del ridente desiderio
vi ritrovo al bagliore di riverberi
nel cerchio opaco delle solitudini
***
Illusione del Viaggio è il movimento,
ogni sosta è finzione di Traguardo
Non sai se andare o stare, al fuoco lento
della Visione consumi lo sguardo
***
Si leva a notte qualche volta il vento
e l'ultimo rintocco di campana
spegne la chiesa. Mi saluta arcana
la luna a cui negai l'appuntamento
***
Già muore agosto, e il consumato ardore
si dissolve alle brezze della sera
l'estate, nel congedo più severa,
ti abbandona al deserto del tuo cuore
***
Io sono un'ombra cui nessuno impose
d'acquistare reale consistenza
Nella mia forma un angelo nascose
il riverbero della differenza
***
Dal sole all'ombra muti trascorrendo
ci prepariamo all'ora del commiato
Dolce verrà la sera raccogliendo
gli ultimi nostri passi sul selciato
***
Moriranno le forme luminose
che un incanto ingannevole compose
in un buio silenzio varcheranno
di una murata porta il varco estremo
***
Ha sapore di cenere il presente
la fiamma che bruciò dal primo altare
dentro l'aria si spegne lentamente
il fuoco lo puoi solo ricordare
***
Potevamo capire anche più presto
che il nostro mondo no, non era questo
che il regno a noi assegnato dalla sorte
era quello dell'ombra, della morte
***
Soffro il dolore della pietra immota
si è seccato il torrente del mio cuore
fino a ieri di lacrime irrigato
pulsa la vena d'ogni sangue vuota
***
Si confondono in grigi nembi i giorni
d'un passato remoto senza luci
cuore spezzato, inventati un ricordo
per le notti deserte che verranno
***
La vita se n'è andata
resta la sua sembianza,
del giorno un simulacro
nella stanza
***
Il disastro non è, come si crede,
conflagrazione, apocalisse, schianto
è crollo silenzioso, disincanto
dell'anima che abiura alla sua fede
***
Non fu della colomba il volo arcano
che vidi, alto suggello dell'Evento
ma l'obliquo sbandare del gabbiano
sinistro come il mio presentimento
***
Sono già nella bara certi giorni
mio sudario il Silenzio: questo manto
di perla che mi avvolge come un velo
lago montagna cielo
Exodus
Siamo un mondo che muore. L'agonia
è il privilegio della nostra sorte
una cetra è sospesa sulle porte
del vuoto, una ghirlanda di Poesia