Agostino John Sinadinò



Tutte le Poesie sono state scritte in Francese tra il 1902 e il 1925.


Quattro Poesie Spettrali


I. Musica dei due Abissi

I Grandi Dei trasparenti passano tra le nuvole
sopra me, sopra me, tuffato nell'immenso smeraldo.
Ampie chiome, e carni, e stupori che s'avanzano,
io che vi leggo, torno e torno, in un libro d'immagini.

Una calda confusione monta sull'erba,
dall'inferiore abisso le sillabe dubbiose,
ed io affioro entro questi due Abissi.

Mentre l'infinito silenzio diventa verbo,
la brezza, dipanando le più care immagini,
effonde sui miei capelli le sue mani mirionime.



II. Poe

Il corno d'Astarte domina il problema
ornato, sciapo, al fondo della Strada,
ove ogni cammin fatale ci riporta all'emblema
d'una piangente Psyche, al marmo confusa.

Vanamente il secolo arma l'Hydra enorme
che ognor il Poeta abbatte con lama sicura.
Al Libro essenziale una futura Forma

getta l'ombra d'un astro infedele all'Azzurro!



III. Statua 

Sorgi ai miei pianti inumana statua,
disterpati da me, diventa stupore, silenzio;
al fondo d'un puro giardino sii il bianco fondamentale
che non tenta alcuna ingiuria non temendo offesa alcuna.
Per il suo disterpamento la mia interrotta carne
perseguirà il suo viaggio proclamato dall'assenza
fino all'estremo limite, dove la testarda tromba
urlerà il suo appello alla notte che s'avanza
lasciandoti - nobile emblema - al fondo del giardino
ove molti fantasmi amici furtivi verranno a sera
ad ascoltar parole lievi che tu lascerai cadere
per un fatale rito edenico e divino,
tra altri singhiozzi della tua bocca di marmo
con il solenne consenso di un grande albero.



IV. Lo Spettro

Dei suoi occhi d'amorosa gazzella la Moira
non ha scurito il bagliore. Nel roseo abbandono
d'una cupa sera, ritorna dal limbo delle memorie
infestando ancora la stanza degli incensi.

Trismegisto, chino sul famoso Athanor
ove affiora la sporcizia amabile di Sodoma
e Gomorra, evoca tutto il suo morto mondo
e si ricrea ai segreti di questi adorabili fantasmi.

Nel suo funebre gioco, la sua fine orecchia intende
planare come un rimpianto di cui porti il dolore
la piccola arietta della sonata di Vinteuil,

e su questo tema amico ricompone il Tempo.