Poesie di Emergenti (1)


"Stella cadente"

Stella cadente,

graffio d'artiglio dal cielo,

improvviso fulgido bagliore,

invito alla speranza

di far vero un desiderio.

Magica scia dorata,

impreziosita dai nostri sogni

bramati nel silenzio,

che spezzato si ridesta

in un sussurro del cuore.


"Storia di una notte"

Attraversami,

senza sostare nel mio cuore,

lascia la tua scia,

ma in modo che svanisca presto.

Solletica la mia fantasia,

ma sparisci prima che mi permetta di sognare,

vivimi intensamente,

ma porta via con te ogni sentimento.

Sei la mia storia di una notte,

intensa ma fulminea,

come stella cadente.


"Tramonto"

Riverberi di luce mi richiamano,

fuggevoli,

piccoli giochi luminosi

che s'intrecciano alla finestra.

Curioso osservo dal vetro

e lo spettacolo si rivela,

caldi raggi di boria

striano le onde del mare

che placide cullano i riflessi

di un maestoso sole calante,

eccentrico faro all'orizzonte

pronto  celarsi dietro i frangenti,

stanchi e morenti contro gli scogli.

Solito rituale del tramonto,

sempre sacro e meraviglioso,

per noi regalo della natura.


"Un nuovo giorno"

Ecco che dal mare

riaffiora un nuovo giorno.

Sorge pigro il sole,

sfacciatamente titubante,

come un primo attore

dietro al sipario,

bramato da una platea impaziente

in attesa dell'inizio dell'opera.

(...) Vorrei (...) che mi rapisca,

che mi porti via

dopo una fresca,

stellata notte d'estate.


"Perla di luna"

Perla di luna,

intorno a te notte fonda,

incastonata,

al centro del mio mondo.

Vicina al mio cuore,

perfetta linea di luce

a contorno del tuo immenso valore,

racchiusa nelle mie mani

a proteggerti da tutto il resto.

Assoluto pregio

di purezza e meraviglia,

poi ti sciogli in un sorriso

lieta delle mie attenzioni.


"Malinconia"

Lascio libero il pensiero

di rincorrere i ricordi,

solo, col mio animo

ormai arido di letizia.

La mente li ritrova,

avvolti da un velo d'amarezza,

che li allontana,

dolci e nostalgici,

ripresi nuovamente

da mitigata tristezza.


"IL SOLE LACERATO"


"Cicatrici"

Non ti rividi più bambina

nel ritratto di ciò che amai

sperduto

da forze oscure


Cimiteri notturni d'estate

sotto la luce pallida del sole

a volte

sembra quasi di toccarlo

questo sogno d'amore

così vicino così lontano


"Graffi sul viso"

Scappare correndo senza fermarsi

sentendo l'arrivo dei lupi

uomo contro uomo

in questo secolo

di assassini

e di sogni

violentati.


Foglie morte

sulla battigia deserta

e sulla distesa brulla

della nostra vita.

Il canto eterno del mare.

La lunga corsa era finita.


"Fine di una stagione"

Dicevi 

ciò che non distrugge rafforza

ti amai e poi ti odiai

al primo bacio e 

alla prima notte lacerati

sul litorale abbandonato.


Sabbia d'inverno.

Amore e morte

amore e odio

nel soffiare ossessivo del sangue

nelle vene,

rughe

attorno agli occhi velati

di possibilità.

[...]


"Ombre"

E poi disse mi ami come prima

all'ombra della radura

senza più luce e rumori

ma niente è mai come prima

si nasce e si muore

nel ghetto delle nostre paure

è vero

ma

nel tragitto

ci si sposta

e futuro e passato

si inerpicano tristi insieme 

infine verso la vetta.


"Nel mio cuore"

All'imbrunire

cessò il tumulto infine

di stanchi padroni del vapore.

Udimmo

il sussurro dei pensieri

di un bambino.


Nel silenzio 

ascoltai

il lamento nuovo della sera

nel mio cuore

cicatrici vecchie

in ordine sparso


"Lungo il fiume"

[...] Mi attacco tremante piagato

al ricordo del tuo viso

[...] ci ritroveremo presto

lungo il fiume pulito

della Malinconia

lì distruggeremo allora la menzogna

ed eterni correranno i nostri sguardi.


"Giovani"

[...] Così sottile

tenue nebbia novembrina

appare l'attesa 

della vita.


L'oscurità veloce cala

sui nostri sorrisi


"9 maggio"

Si può ritrovare 

il senso della vita

in un cimitero disadorno di campagna

perderlo

in una notte che divampa

stellata


Così

in quel momento di maggio

vidi coccinelle danzare sul prato

e pensai all'antica miseria

alla musica lenta

del futuro.


"Sabbia"

Ebbi molti amori e molti sogni

sia all'inizio che alla fine del cammino

ma osservando il mesto sole all'imbrunire

sempre Solitudine mi vinse

ed il Vuoto...


Piccole formiche

sulla sabbia


"Sera d'estate"

Sognavamo l'amore

la vita e la leggenda

sedendo

una sera d'estate

moribondi

sull'abisso senza stelle


La memoria

ci scherniva lieve

la speranza 

furtiva declinava


"Il bosco"

Rami incolori nella nebbia

mattutina

giorni perduti non gridarono più

il loro tormento

e il bosco in autunno

impassibile

scherniva

ogni sogno e chimera.


Infinito e dolore

alternarono i loro sospiri

sul mio corpo assopito

tra le foglie bagnate


"Un compleanno"

Era il giorno in cui nacqui

anni fa

fu giovinezza

di tenebre e di fiori

e d'improvvisi baci e di ferite

solitario scivolai

nel mattino cieco e addormentato

della vita


Candele spente sopra torte di rugiada

davanti ai nostri padri

illusione di felicità immortale

nei lineamenti delicati ancora


Muore anche il ricordo

le ombre mi trafiggono urlanti

nel tramonto silenzioso


"Confabulazioni"

[...] Si fa breve la strada oramai

sopra la terra arida

di fuoco

rammento

di aver rinunziato all'amore

ai tuoi pallidi bianchi sorrisi

di sposa


"Fragilità"

Presto la nebbia avvolgerà spietata

il cielo e i nostri corpi

martoriati

ci sentiremo nuovamente soli

rinchiusi

tra gli anfratti della vita


L'inverno spoglierà le foglie

ed il gelo scenderà nei nostri cuori

attenderemo a lungo il sorgere del sole

spauriti tra memoria e fantasia


"Gocce"

Guardai il cielo

cupo

nell'attesa della pioggia


Vorrei essere - in un sogno -

il fantasma di un gitano triste

e cantare per te

lunghe storie segrete

e mai vissute.


Frammenti di lacrime dall'orizzonte pallido

se scruti

rivedrai quei volti

ancora vivi nella mente stanca


Gocce di pioggia

sulla mia ombra 

devastata



Il nostro destino è spesso contenuto in un "istante": è ciò che viene in mente leggendo le liriche di "La Fine del Cerchio". Questo "istante" è ripetuto persino nel ritmo dei versi, scandito in un incedere: ad ogni tocco, come quello inesorabile dei minuti che passano, anche l'incertezza di un futuro che diventa continuo interrogativo, come sottolineando pulsioni che si muovono tra conscio e inconscio, realtà e desideri, ricordi e proiezioni. Un po' Jung (questo cerchio nell'idealità formale, non geometrica, che potrebbe non chiudersi mai) e un po' Kafka (un castello della vita le cui porte cigolano sbattute da venti che sono quelli del nostro destino) Maschere, autentiche o false, che ci condizionano nell'allegoria romantica o crudele dell'esistenza. L'autore ha scritto queste poesie dopo "una fatica di vivere", con la contemplazione del paesaggio naturale, in un emblematico silenzio che arricchisce gli istanti, quando emozioni e corporalità diventano attimi su cui riflettere e da ricordare.


LA FINE DEL CERCHIO


Una voce silenziosa

là sugli alberi.


è la sua, 

lo sento.


Corre di foglia in foglia.


Lucida scivola

lungo il filo intrecciato

della ragnatela.


è domenica: 

nessuno se n'è accorto.


E le campane?

Dove sono le campane?


Dicono sia festa.


Ma tutti vanno 

senza più ritorno.


Come canta l'eco.


Di chi?

Del passato

o d'un breve futuro?


Si sente nel brusio

di tante parole.


Si sente

non ti crucciare


Il passo insiste:

non coglie la stanchezza

velato d'illusione.


Eppure disegna il cerchio.


Che sciocchi siete.

Non pensate sia finito?


I morti lo sanno.


è svanito nel nulla

come la geometria

dell'intelligenza umana.



SENZA SIGNIFICATO


Il mio cuore romantico

in sintonia con l'animo

attende canzoni

cariche di nostalgia.


Per mille facce brune

sfumature indefinite

partono dal verde antico.


Foglie dipinte e coriandoli.


Lunghe ombre tra i rami


Asciutta e calma la luce.


Si sente il ritmo dell'attesa.


Il faggio rosso del giardino

nasconde la tavolozza

aggrovigliata

inquieta 

dei merli e degli uomini.


Chi punge il sonno?


Dov'è lo scoiattolo?

E il cervo?

E l'alito del vento

che sorride agli occhi?


Silenziosa e caduca

si crogiola la terra

entro il suo grembo.


Solo il serpente

propone sapori muti.


Ma ora l'iride dello sguardo

s'arricchisce

di tinte dense e sconosciute

portate da suoni.


Così l'orecchio 

ascolta felice

il crepitio del pino

che brucia nel camino

insieme ai ricordi 

d'amore.


Disteso sulla brace

giace il corpo d'amare

legato al vocabolario

da parole insensate.


Ecco perché 

voglio restare solo

e gustare lentamente

l'estasi del silenzio

fatto di foglie morte

macerate nei sogni,

costruendo nella mente

l'aspra struttura dei rovi

assieme a quella dur

della roccia primordiale.


Ditemi,

voi che vivete lontani,

si possono odiare

i ciarlatani

che non piangono mai?



ANCHE L'ESTATE MUORE


L'estate che muore

mette sempre tristezza.


Si chiudono gli orizzonti.

Annebbiati i passaggi.


Danza la luce

uscendo presto di scena.


L'erica diviene densa 

e umida

mentre i prati 

stralucidano di rugiada.


Gli steli

avvolti nelle loro gocce

non sono filigrana.


Somigliano al pianto

sgorgato da cuori delusi.


Nell'aria sentì palpabile

desideri infreddoliti.


I giuramenti

della notte di San Lorenzo

scompaiono senza rimpianti.


Nei campi giacciono

alti covoni

e impronte di amanti.


Nostalgie di nubi vaghe.


Molto vaghe.

Come l'amore del passero

del becco riottoso.


Povere anime

divenute polvere.


Vanno per un altro

futuro.


è questo l'estate?


Si è proprio l'estate!



STRIATURE


Un amore, ricordo.

Un amore duro

come parete

di marmo liscio.


è attraversato

dai colori cupi 

striati di malinconia.


L'ho visto, l'hanno visto

levigato e lucido

dagli occhi del deserto

ricco d'assurdo silenzio.


Nel lago si specchia

come fossero

millenni di segreti

che nessuno sguardo

ha la profondità

da raccogliere.


Capisco che

senza di te

nessuno regna.



VOLI


è tempo di foglie

che corrono nel vento.


Colori brucianti

si spengono

tra le pieghe

della terra.


All'orizzonte 

si vede bene

in controluce

il nido 

solo e nudo.


Dorme (?) appoggiato

nell'angolo del tronco.


Lo sguardo non trova

l'esile figura

posata sull'arcobaleno

che scivola tra i pensieri.


Ah, dove sei

canterino 

dalle piume levigate?


Perché hai perduto

il senso del futuro?


Colgo che le rondini

volano lontane

dai battiti del cuore.


Ma batte ancora

il cuore?



ABETI


Cuori di pietra,

colori cupi,

angosciosi discorsi muti.


Osservi le nuvole

sparse e spente

in autunno.


Tutte le finestre

sono spoglie.


Vetri, solo vetri.

Chi si specchia?


I poveri entro l'anima.


La colomba scivola

sorda al rintocco

della prima notte

dove la campana 

non racconta più

la storia del borgo.


Selvaggia e triste

l'attesa.


Paiono bronzei

i templi.

Le fanciulle

di bistro: nude.


Poi tanti grattacieli

contro cui

si frangono i pensieri.


Dove sono 

gli abeti dell'umanità?

Esistettero mai?



PICCOLA ANIMA


[...] Io solo

stavo

col profumo della malva

mentre

contro la mia fronte

s'infrangevano

le ali dei coleotteri.


Attesi lungamente 

attorno al cimitero.


Aggiungo anche "Frammenti di poesia" (1992)


Il tuo ricordo

trapunta la giornata

e del tuo amore

s'intesse il mio respiro.


*


Sorpresa dall'alba

che rivela il tuo nome

a piccoli passi si apre

un varco la luce.


*


Desidera

l'onda la riva

dove piano si spegne


nell'alba il tuo camminare

lascia impronte sicure

silente

la voce attende

quel consumarsi del cuore.


*


Avanzo piano

nel giorno

al limite opaco dell'ora

si ridesta la luce

l'attimo s'apre

incerto

stupito

nunc et in hora mortis nostrae.