Josip Osti


"Il Libro di Sarajevo dei Morti" (1993)


"Anche oggi l'aggressore ha attaccato, con ogni mezzo, tutte le parti della città"

Granate e mine sono cadute sulla città vecchia e nuova
sono cadute in periferia e al centro
sono cadute sui vivi e sui morti
sono cadute sul vecchio cimitero ebraico
nel quale riposa lo scrittore Isak Samokovlija
nello stesso momento in cui sono cadute sulla
parte bianca verso la quale è rivolta la sua tomba
dove una volta vivevano i personaggi dei suoi racconti
ebrei poveri
dei quali ha descritto la tristezza e la gioia
granate e mine sono cadute sulla centrale elettrica
e sull'acquedotto cittadino...
sono cadute sul panificio cittadino
nel quale i fornai sono rimasti immobili e impotenti
senza acqua né luce di fronte alla montagna di farina bianca
diventata polvere di morte
che come neve cade e ricopre la città
cenere
non neve
cade ora a Sarajevo
sugli alberi in fiore e sulla frutta.
ogni sguardo
e ogni bacio
come anche ogni cena
può essere l'ultimo
perchè
quello che prima ha colpito per caso
ora solo per caso può essere mancato.


***

"Uccidono in città, uccidono nelle case"

Uccidono in città
uccidono nelle case
Sarajevo si addormenta nel sangue
e si risveglia nel sangue
anche il sole si leva
e tramonta insanguinato
anche al sole hanno tagliato la gola.



***


"Mentre l'Europa, ridendo, stringe la mano ai criminali"

A Sarajevo
nel cuore della Bosnia e nel cuore del mondo
dai rami della vita
come stelle dal sereno cielo notturno
cadono frutti umani precoci
e scompaiono nell'infinito buio cosmico.


***


"Il 27 Maggio una granata è esplosa in mezzo alla folla che aspettava al centro di Sarajevo di ottenere del pane, per questo motivo una ventina di persone sono morte e il triplo sono rimaste ferite seriamente o più leggermente"

Anche in questo giorno
nel centro di Sarajevo
è caduta e scoppiata una granata
sull'asfalto è fiorita una rosa di carne umana
tutt'intorno giacevano i morti
strisciavano i feriti
i colpiti urlavano, chiedevano aiuto, bestemmiavano
le macchie di sangue si allargavano
sono giunti i soccorritori
solo un uomo camminava lentamente tra di loro
andava con una pagnotta stretta sotto il braccio
andava
e nessuno lo avvertiva che era senza testa
la sua testa insanguinata rotolava dinanzi a lui
ridendo
affrettandosi
per essere a casa prima di lui
e dare la bella notizia agli inquilini affamati
che
finalmente
è arrivato il pane
dietro di lui andavano a pulire le strade
e con grossi getti di pompa
hanno lavato le tracce di sangue.


***

"Non riconosco più la città della quale conoscevo ogni angolo"

Ancora una fotografia di Sarajevo alla Magritte
si vede
una chiesa cattolica colpita dalle granate
in aria
reso eterno
si libra un angelo dalle ali di pietra.


***

"Vicolo cieco"

Il sangue cola sui gigli dorati
le lacrime di cera della candela colano
sulle mani della vecchia donna
alcuni muoiono
altri rinnovano i ricordi
ma
l'erba sulle rovine, l'erba fresca sulle tombe
non può consolare
né i vivi né i morti


***


"Terra abbandonata, città morta, casa vuota"

è diventata silenziosa la campana della cattedrale
la campana della vecchia chiesa ortodossa
non appare il muezzin del minareto
sveglio
dal sonno
della morte del sonno
mi sveglia il suono del tram di Sarajevo morta.


***

"Alla fine non si saprà né chi pone le domande né chi darà le risposte"

Chi sei
nessuno

dove eri
in nessun luogo

cosa hai fatto
niente


***

"Perduti nel tempo e nello spazio"

I vivi a Sarajevo vivono ancora nelle cantine
su di loro cade la polvere delle loro case d'una volta
giorno e notte
nessuno di loro vede né il sole né la luna
e c'è sempre meno acqua
sempre meno cibo
sempre meno aria
se una volta usciranno dal loro rifugio
il deserto dentro di loro
sarà più grande del deserto intorno a loro
e viceversa
resuscitati
saranno e rimarranno
fino alla fine della vita
perduti nel tempo e nello spazio.


***

"Dove finiranno le medaglie d'oro e d'argento con le fotografie già ingiallite degli amanti morti"

Hanno sgozzato e saccheggiato
hanno sfondato le porte per arrivare
alle collane d'oro
hanno mozzato le mani per impossessarsi
dei bracciali d'oro
hanno portato via
il dito insieme all'anello
l'orecchio con l'orecchino
la testa con i denti e le forcine d'oro
con la forza hanno aperto le dita fredde
e i pugni serrati
nei quali i morti stringevano e conservavano
i ricordi
oggetti d'oro senza più importanza per loro


***

"Anche quelli che hanno appiccato l'incendio lo spengono"

Sarajevo è
di giorno in giorno
sempre più in fiamme
le fiamme sono
un sole che non tramonta
indorano i tetti delle case
le cupole della moschea della chiesa della sinagoga
tra le alte fiamme
e le colonne di fumo nero
volano colombe terrorizzate
con le ali bruciate
le fiamme abbracciano
l'enorme tiglio in fiore
abbraccia e bacia il mio
primo e ultimo amore
non so se i manoscritti delle mie poesie
le numerose traduzioni di letteratura slovena
e gli innumerevoli libri della mia biblioteca
(i miei vestiti
tranne quello che ho addosso)
ravvivano il più grande incendio
della storia di Sarajevo
la mia città natale
nella quale viene incenerito
il passato e il futuro mio e loro
così non so se
i miei concittadini ancora vivi
accecati dal bagliore del fuoco
si siano accorti
che è arrivata
e trascorsa
una notte più buia della precedente