Jack Kerouac


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Il nome di Kerouac è legato a quello che egli stesso, con un neologismo poi accettato dalla critica, definì "Beat Generation".
Aggregandosi alla schiera degli hipsters, volle esplorare questo fenomeno giovanile: "Alcuni degli hipsters" (confessò lo stesso Kerouac) "erano dei pazzi scatenati, parlavano ininterrottamente. (...) Camminavamo in gruppo per le strade urlando saluti e fermandoci a parlare con chiunque."
Nel 1950 uscì il suo primo romanzo "La città e la metropoli" ma appena la critica cercò di incasellarlo definendolo il nuovo Thomas Wolfe, si sottrasse e si mise a percorrere l'intero continente, vivendo una vita da vagabondo. Da questa esperienza nacque il romanzo che divenne il manifesto della Beat Generation: "On the road - Sulla strada", che venne scritto in tre settimane... su un lunghissimo rotolo di carta.

Il termine "Beat" deriva dal linguaggio musicale, indica l'unità di tempo, cioè la battuta. Ma l'uso che ne fece Kerouac fu diverso, come spiegò: "Quando vidi per la prima volta gli hipsters rimasi indifferente. Uno di loro, un certo Huncke, mi si avvicinò e mi disse "Man, I am beat", "Uomo, sono a terra". Capii subito cosa intendeva... con quella parola nuova che forse aveva udito in qualche Luna Park o in una taverna in cui si fumava marijuana. Era un linguaggio nuovo, modellato sul gergo dei neri, ma era facile impararlo; ogni termine esprimeva con tale economia una così vasta gamma di significati... la parola Beat originariamente significava battuto, povero, vagabondo, triste. Oggi ha assunto un significato per così dire ufficiale, è usata per definire un nuovo atteggiamento, un nuovo stile diverso da quello originale degli hipsters: Beat Generation è ormai divenuto uno slogan o un'etichetta per definire la rivoluzione che sta sovvertendo il costume americano.

"Sulla Strada" fu una vera esplosione, tutti cominciarono a parlare di "Beat Generation", identificata con la "Generazione Bruciata". Attorno a Kerouac si radunarono poeti e scrittori legati da un'amicizia e animati da una nuova mentalità: Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti.
San Francisco divenne la capitale riconosciuta del movimento Beat.
Vennero trovate analogie col Dadaismo, l'Esistenzialismo, con gli Angri Young Men inglesi, con la Lost Generation del primo dopoguerra americano.
Kerouac venne perciò definito "L'Omero degli hipsters": nei suoi romanzi ha delineato il campionario dei personaggi che resteranno tipici della "Beat": il prototipo degli hipsters descritto da Kerouac è Dean Moriarty, uno dei protagonisti di "Sulla strada": numerose esperienze sessuali e carcerarie, prestanza fisica, instancabile vagabondare sulle strade d'America. Andare sempre e non importa dove è il dogma dei Beat, insieme con una assoluta indifferenza per la società, il passato e la cultura con il più rigoroso disimpegno sociale e politico. 

In "I Sotterranei di San Francisco" (1958), Kerouac completa il ritratto della Beat Generation: i personaggi sono gli stessi di "Sulla Strada", poeti vagabondi, artisti senza fama, intellettuali sradicati, che si muovono nella luce azzurra della notte di San Francisco, fra le strade e i caffè, in una lunga orgia di discorsi, musica jazz, amori fugaci, inquietudini appannate dalla droga.
Per rappresentare il mondo notturno dei "sotterranei", Kerouac sperimenta la sua estetica della "prosa spontanea", ossia un linguaggio improvviso, libero come la musica jazz.

Successivamente, Kerouac svilupperà un'ansia mistica che sfocerà in una rielaborazione del Buddismo Zen, nel raggiungimento dell'estasi, della vita sessuale orgiastica e dell'affrancamento di inibizioni tramite uso di droghe, il tutto espresso nel suo romanzo 
"I Vagabondi del Dharma".
Gli hipsters vivono di sfrenate corse in automobile, di cool jazz, di risse, di furti, di autostop, esplorano le diverse forme di sessualità, tutto questo unito ad una perenne insoddisfazione e vuoto interiore, tuttavia dissimulati con uno strano ottimismo.
I personaggi di Kerouac non provano mai orrore di sé: sono semplicemente amorali, vivono in un mondo dove i sistemi dei valori mancano di qualsiasi significato.

Nel suo romanzo "Dottor Sax" (1959), il personaggio protagonista nelle notti di luna piena erra fra la campagna e il fiume Marrimac, visibile solo a chi ha gli occhi aperti e sa cogliere i segreti dell'ora e del paesaggio; appare come un'incarnazione del magico che l'infanzia ha in sé, destinato a dissolversi.
Usciranno postumi "Tristessa" (Nota di Lunaria: unico suo romanzo che ho letto nel 2004 o giù di lì) e "Vanità di Duluoz". 

Uno stralcio tratto da "Sulla Strada"

 "(...) prontissimo a fare centinaia di chilometri nella notte, e com'ero felice! E il nuovo camionista era un tipo fantastico come l'altro e urlava altrettanto, e io dovevo solo stare appoggiato allo schienale e lasciarmi trasportare. Ora potevo scorgere Denver scintillare di fronte a me come la Terra Promessa, laggiù, lontano sotto le stelle, attraverso la prateria dello Iowa e le pianure del Nebraska, e più oltre riuscivo a vedere la più imponente vista di San Francisco, come gioielli nella notte. (...) Dormii anch'io, e poi feci una passeggiatina lungo i solitari muri di mattoni illuminati da un'unica lampadina, con la prateria che si affacciava alla fine di ogni stradina e l'odore del granoturco come rugiada nella notte. (...) Mi trovavo lontano da casa, ossessionato e stanco del viaggio, in una misera camera d'albergo che non avevo mai vista, a sentire i sibili di vapore là fuori, e lo scricchiolare di vecchio legno della locanda, e dei passi al piano di sopra, e tutti quei suoni tristi; e guardavo l'alto soffitto pieno di crepe (...) Non avevo paura; ero solo qualcun altro, un estraneo, e tutta la mia vita era una vita stregata, la vita di un fantasma. Mi trovavo a metà strada attraverso l'America, alla linea divisoria fra l'Est della mia giovinezza e l'Ovest del mio futuro, ed è forse per questo che ciò accadde proprio lì e in quel momento, in quello strano pomeriggio rosso. (...) Gli zoccoli del pony risuonavano forte sulla terra indurita. Faceva caldo, e io avevo sete. Adesso il sentiero correva sotto una serie di rocce, alte solo un sessanta centimetri, e ai suoi piedi un intrico di biancospini gettava una macchia d'ombra attraverso il sentiero. Chissà dove, vicino, al di sopra di me, sentivo lo sgocciolio dell'acqua."



Altro approfondimento

Folgorato dal Giappone e dal Buddhismo Zen, Kerouac si mette a scrivere su dei taccuini moltissimi Haiku, da lui chiamati "Haiku Americani" o "Pop".

"Quindi inventerò
l'Haiku Americano:
la semplice terzina in rima:
diciassette sillabe?
No, "Pops" americani:
Semplici poesie di tre versi"


Eccone alcuni



Martedì - un'altra
goccia di pioggia
dal mio tetto



Nessun telegramma oggi
- soltanto
altre foglie che cadono



Ascolta il canto degli uccelli!
Tutti i loro piccoli
moriranno!



Notte - troppo buio
per leggere la pagina,
troppo freddo



Le suole delle mie scarpe
sono pulite
ho camminato nella pioggia



Uccelli che cantano
nell'oscurità
dell'alba piovosa



Sette di novembre
l'ultimo
stanco grillo



La luna gialla
bassa sopra
la quieta casa illuminata



Luna di primavera -
quante miglia lontani
quei fiori d'arancio!


Alba, una stella cadente
- una goccia di rugiada cade
sulla mia fronte!


Protetta dalle nuvole,
la luna
naviga in sogno


Papaveri! -
Ora posso morire
in dolcezza!


L'occhio grigio della luna
dietro nuvole argentee -
Palude Spagnola


Vento all'alba
fra gli abeti
- l'ultima luna


Crepuscolo - l'uccello
nei cespugli
nella pioggia


Ultima luna crescente
- brina
sull'erba


La falena notturna
giunge alla sua morte
notturna, alla mia lampada


Dharma Pops: Haiku Americani, brevi poesie di tre versi in rima libera, indicanti piccoli Samadhi (l'illuminazione interiore, ottava e ultima tappa della meditazione yoga) di connotazione buddhista, lo scopo dei quali è l'illuminazione.



Il sole si fa sempre
più fioco - sirene per la nebbia
cominciavano a fischiare nella baia


Finita la pioggia, battiti sul legno
 - una ragnatela
a cavallo dei raggi di sole


Dondolandosi sull'esile perno
la foglia d'autunno
quasi si stacca dal gambo


Foglie che cadono dritte
nella mezzanotte senza vento
il sogno di cambiare


Che si vada per sentieri differenti,
o per lo stesso -
la luna ti segue ovunque.


La foschia dinnanzi
alle montagna mattutine
- tardo autunno


Non c'è nessun Buddha
perchè
non c'è nessun io


La luna,
la stella cadente
- guardano altrove


Sono sceso dalla mia
torre d'avorio,
e non ho trovato alcun mondo


Desolation Pops: il 18 giugno 1956, forse per ripetere l'esperienza di Han Shan, poeta cinese, Kerouac si ritira sul Desolation Peak, una montagna, dove vive per 63 giorni immerso in riflessioni sulla natura e scrive Haiku secondo il più spuro spirito del Buddhismo Zen.


L'opera della quieta
montagna, questo
torrente di purezza


Ovunque
al di là della Verità,
Vuoto spazio blu



Detriti nel lago
 - la mia anima
è turbata


Eccomi di nuovo qui nel mezzo
del nulla -
o almeno credo


Povera, povera carne -
non esiste
alcuna risposta


Tardo pomeriggio -
non è il vuoto
che è cambiato


Sesso - sbattersi per procreare
laddove
la provvidenza lo permette


Nebbia che ribolle
sul crinale - le montagne
sono nitide


Il rumore del silenzio
è tutto ciò
che ti è dato di sapere


Riflessi alla rovescia
nel lago al tramonto, i pini
indicano l'infinito


Fiori
mirano storti
a una morte retta


Luna velata da
nubi nere -
mari d'argento


Mossa dal vento del pomeriggio,
su una staccionata bianca,
una ragnatela


Uomo che muore -
luci del porto
sull'acqua immobile


Cantanti malinconici
macinano decenni
con labbra umide


Cala la nebbia
- fiori purpurei
crescono