Torquato Tasso


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da "La Gerusalemme Liberata"

Canto I

Mentre l'esercito cristiano sverna in Tortosa, Dio manda a Goffredo l'arcangelo Gabriele, per indurlo ad accettare il comando dell'impresa. I principi adunati a congresso, lo eleggono duce supremo. Fatta la rassegna dell'esercito, i crociati muovono versono Gerusalemme, mentre Aladino si prepara alla difesa.

Canto l'armi pietose (1) e il Capitano (2)
che il gran sepolcro liberò di Cristo.
Molto egli oprò col senno e con la mano;
molto soffrì nel glorioso acquisto:
e invan l'Inferno a lui s'oppose, e invano
s'armò d'Asia e di Libia (3) il popol misto;
chè il Ciel gli diè favore, e sotto ai santi
segni (4) ridusse i suoi compagni erranti. 
O Musa, (5) tu che di caduchi allori
non circondi la fronte in Elicona, (6)
ma su nel Cielo infra i beati cori
hai di stelle immortali aurea corona,
tu spira al petto mio celesti ardori,
tu rischiara il mio canto, e tu perdona
se intesso fregi al ver, se adorno in parte
d'altri diletti, che de' tuoi, le carte.  


1) Religiose.
2) Goffredo di Buglione.
3) Si intende l'Africa.
4) Sono le bandiere con i simboli cristiani.
5) Probabilmente, Tasso si rivolge alla Vergine Maria.
6) Monte della Grecia, dove abitavano le nove Muse.


Canto III

La città dentro ha lochi in cui si serba
l'acqua che piove, e laghi e fonti vivi;
ma fuor la terra è intorno è nuda d'erba,
e di fontane sterile e di rivi;
né si vede fiorir lieta e superba
d'alberi, e fare scherno ai raggi estivi,
se non se in quanto oltre sei miglia
un bosco, sorge d'ombre nocenti
orrido e fosco.

L'un l'altro esorta che le piante atterri,
e faccia al bosco inusitati oltraggi.
Caggion recise da' taglienti ferri
le sacre palme, e i frassini selvaggi,
i funebri cipressi e i pini e i cerri,
l'elci frondose, e gli alti abeti, e i faggi,
gli olmi mariti, a cui talor s'appoggia
la vite e con piè torto al cien sen poggia.


Canto VI

Tancredi è rimasto estatico ad ammirare Clorinda, che accompagna Argante, poi con Tancredi.

Al giovin Poliferno, a cui fu il padre
su gli occhi suoi (1) già da Clorinda ucciso,
viste le spoglie candide e leggiadre,
fu di veder l'alta guerriera avviso, (2)
e contra le irritò (3) l'occulte squadre;
Né frenando del cor moto improvviso,
(com'era in suo furor subito e folle)
gridò: sei morta: e l'asta invan lanciolle.

Siccome cerva ch'assetata il passo
mova a cercar d'acque lucenti e vive,
ove un bel fonte distillar da un sasso,
o vide un fiume tra frondose rive,
se incontra i cani allor che il corpo lasso
ristorar crede a l'onde, a l'ombre estive,
volge indietro fuggendo, e la paura
la stanchezza obliar face e l'arsura. (4)

1) Sotto gli occhi
2) Parve
3) Le mandò contro
4) La paura fa dimenticare la stanchezza e l'arsura


Canto VII

Erminia, fuggendo, arriva da alcuni pastori, presso i quali dimora.

Intanto Erminia infra l'ombrose piante
d'antica selva dal cavallo è scorta; (1)
Né più governa il fren la man tremante,
e mezza quasi par tra viva e morta.
Per tante strade si raggira e tante
il corridor che in sua balìa la porta,
ch'alfin da gli occhi altrui pur si dilegua; (2)
ed è soverchio omai ch'altri la segua.

1) è condotta.
2) Il soggetto è Erminia.


Canto VIII

Io sarò teco ombra di ferro e d'ira
ministra, e t'amerò la destra e il seno.
Così gli parla e nel parlar gli spira
spirito novo di furor ripieno.
Si rompe il sonno e sbigottito ei gira
gli occhi gonfi di rabbia e di veneno;
ed armato ch'egli è, con importuna
fretta i guerrier d'Italia insieme aduna.


Ma già distendon l'ombre orrido velo
che di rossi vapor si sparge e tigne;
la terra in vece del notturno gelo
bagnan rugiade tepide e sanguigne;
s'empie di mostri e di prodigi il cielo,
s'odon fremendo errar larve maligne:
votò Pluton gli abissi, e la sua notte
tutta versò da le tartaree grotte. (Canto IX, 15) 

Sono gli infernali segni premonitori della strage; qui Tasso riprende Omero.



Dal Libro III. Rime amorose estravaganti

Qual rugiada o qual pianto,
quai lagrime eran quelle
che sparger vidi dal notturno manto (1)
e dal candido volto de le stelle?
E perché seminò la bianca luna
di cristalline stelle un puro nembo
a l'erba fresca in grembo?

Perché ne l'aria bruna
s'udian, quasi dolendo, intorno intorno
gir l'aure (2) insino al giorno?
Fur segni forse de la tua partita,
vita de la mia vita?

(1) Cielo, che appare come un manto notturno sopra la terra
(2) Passare


Porti la notte il sole
e la candida luna il giorno apporte,
e'l nascer lutto, e gran piacer la morte;
porti la state (1) il gelo,
e 'l ciel diventi a noi l'orrido inferno,
anzi l'inferno il cielo;
rompa sue leggi la natura e 'l fato,
poichè le rompe Amore,
e premio è crudeltà d'un nobil core
e pietà d'uno ingrato.


(1) L'estate



Ne l'aria i vaghi spirti,
han l'onde in mar quiete,
ogni fiume è più tacito di Lete (1)
ima (2) valle, alto monte o verde selva
non ode augello o belva;
sol io con vani accenti
spargo il mio duolo (3) al cielo, a l'onde, a' venti


(1) Il fiume dell'oblio
(2) Profonda
(3) Dolore


Tacciono i boschi e i fiumi,
e 'l mar senza onda (1) giace,
ne le speloche i venti han tregua e pace,
e ne la notte bruna
alto silenzio fa la bianca luna:
e noi tegnamo ascose (2)
le dolcezze amorose:
amor non parli o spiri,
sien muti i baci e muti i miei sospiri.

(1) Tranquillo
(2) Teniamo nascoste