Vincenzo Cardarelli



"MATTINI D'OTTOBRE"

Di giorno in giorno il sole
si fa sempre più pallido.
è un pallore che fiacca i nervi
e l'anima rattrista:
un'agonia di luce che si spegne
un singhiozzo che muore lentamente.
In queste mattine d'ottobre
io vagolante in mezzo alla ressa
vo come un'ombra che cader potrebbe
senza rumore.
Assaporando il sole d'autunno
ch'è il solicello della lunga morte.


"POLACCA"

O angelo nero
vestita di colori in cui sembri figurare
il dispetto e la tenebra
che ti gravano sull'anima
vergine ingiusta e dannata.


"PASSATO"

I ricordi, quest'ombre troppo lunghe
del nostro breve corpo,
questo strascico di morte che noi lasciamo vivendo,
i lugubri e durevoli ricordi,
eccoli già apparire melanconici e muti fantasmi
agitati da un vento funebre.
E tu non sei più che un ricordo.
Sei trapassato nella memoria.
Ora sì, posso dire che m'appartieni
e qualche cosa fra di noi è
accaduto irrevocabilmente....


"AUTUNNO VENEZIANO"

Morto è il silenzio dei canali fetidi,
sotto la luna,
sotto la luna acquosa,
in ciascuno dei quali par che dorma
il cadavere di Ofelia:
Tombe sparse di fiori marci
e di altre immondizie vegetali...


"GABBIANI"

Non so dove i gabbiani abbiamo il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo
la vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
Come forse anch'essi amo la quiete.
La gran quiete marina
ma il mio destino è vivere
balenando burrasca.


"LARGO SERALE"

è l'ora dei crepuscoli estivi,
quando il giorno pellegrino
si ferma e cade estenuato.
Dolcezza e meraviglia queste ore!
Qualunque volto apparisse in questa luce
sarebbe d'oro.
I riflessi di raso
degli abitati sul lago.
Dolce fermezza di queste chiome
d'alberi sotto i miei occhi.
Alberi della montagna italiana.
Di paese in paese
gli orologi si mandano l'ora
percotendosi a lungo nella valle
come tocchi d'organo gravi.
Poi, più tardi, nella quiete notturna,
s'odon solo i rintocchi dolci e lenti.



"INSONNIA"

Talvolta a me par di vederlo il sonno,
mostro enorme, impalpabile,
starmi sopra, già pronto ad inghiottirmi,
e son sua preda in quello stesso istante.
Quale tremenda e sciagurata guerra
è quella ch'io più spesso
con lui vo conducendo.
Col sonno dico, e delirando fuggo
l'ore che gli appartengono.
Larva inquieta, dormente che cammina
e va sognando e stima d'esser desto.


"AUTUNNO"

Autunno. Già lo sentimmo venire
nel vento d'agosto,
nelle piogge di settembre
torrenziali e piangenti
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste
accoglie un sole smarrito,
ora passa e declina
in quest'autunno che incede
con lentezza indicibile
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.