Iosif Brodskij


Poeta Russo; poesie tratte da "Poesie" 1972-1985

"Farfalla" (1972)

I

Dirò: sei morta?
con una vita di ventiquattr'ore!
Troppa amarezza
in questo scherzo del creatore.
Riesco con sforzo
a pronunciare "vita"
nell'unità di data
di nascita e di consunzione
fra le mie dita;
mi confonde ad obbligare
una di quelle due grandezze
nello spazio di un giorno.


II

Perchè i giorni per noi
sono nulla. Un vuoto
zero, nulla. Non puoi
appuntarteli al muro e agli occhi
renderli commestibili:
sul bianco sfondo
non possedendo corpo
sono invisibili.
Come te sono i giorni,
e quale peso poi
rimpicciolito dieci volte
può avere un giorno?


V

Forse tu sei paesaggio;
attraverso una lente
scopro un gruppo di ninfe
e una danza e una spiaggia.
E fa chiaro laggiù, come qui?
oppure è cupo come
di notte? e quale astro
percorre, di',
quella volta celeste?
Quali figure
in quel paesaggio? e, dimmi, è copia
di quale vero?

XVI

Sei migliore del Nulla.
O meglio: sei più prossima,
sei più visibile.
Di dentro, ad esso
del tutto simile.
Nel volo tuo
il Nulla acquista carne;
nel quotidiano strepito
ecco perchè
uno sguardo tu meriti:
sei la barriera lieve
fra Il Nulla e me.


***

Serie d'osservazioni. Angolo caldo.
Lo sguardo lascia una scia sulle cose.
L'acqua si ripropone come vetro.
L'uomo è mostruoso più del proprio scheletro.
Sera con vino rosso in nessun posto.
Una veranda assalita dai salici.
Appoggiandosi al gomito riposa il corpo
come morena fuori dal ghiacciaio.
Fra un millennio un fossile bivalve estrarranno
da questa tenda, e rivelerà fra le nappe
l'impronta di due labbra che non hanno
nessuno a cui augurare "Buona notte".

***

Sarà sempre possibile uscir di casa, nella strada:
la sua lunghezza bruna calmerà il tuo sguardo
coi suoi portoni, con la magrezza dei suoi alberi,
con quattro passi, con bagliori di pozzanghere.
Sopra la testa vuota agita un cespo di cavolo
la brezza e là lontano la via si stringe a "V", al
mento così si chiude il viso, e fuori rotola
latrando un cane da un androne, come una pallottola
da cartaccia. Una strada. Certe case sono più belle
di certe altre: hanno vetrine piene di cose.
O anche solo per il fatto che, in ogni caso,
se diventi pazzo non sarà mai in quelle.


***

Se c'è qualcosa da cantare è il cambio del vento,
quando da ovest si fa a est, e gelando, la fronda
a sinistra si sposta, con scricchi di malcontento,
e la tua tosse sulla piana vola ai boschi del Dakota.
A mezzogiorno si può impugnare iol fucile e a ciò che nel campo
sembra una lepre sparare, con quel colpo aumentando
la frattura fra la penna che muovendosi a contrattempo
scrive questi versi e quello che sul bianco
lascia traccia nere. A volte mano e testa
si fondono, senza diventare verso,
ma al suono della tua propria voce, rotolante sull'erre,
tendendo l'orecchio, come parte di un centauro.