Poesia Turca-Persiana




Prima di vedere qualche Poesia, una breve nota storica.
Il Popolo Turco ("I Forti") fa il suo ingresso verso il VI sec. D.C provenendo dall'Asia Centrale e nel VII sec. entrano in contatto con l'Islam.
La Turchia si sviluppa come potenza militare, e si susseguono varie dinastie tra cui gli Ottomani (guidati da Osman, originario del Turkestan) succeduti ai Selgiuchidi.
Osman regnò su Bursa al sud del mare di Marmara, non lontano da Istanbul.
Nei secoli successivi l'impero si espande in Tracia, Bulgaria, Serbia, Kosovo, vivendo il suo periodo d'oro nel Rinascimento, con Solimano il Magnifico (1520-1566).
Anche le idee scientifiche-mediche (come l'Astrolabio o gli studi di anatomia) cabalistiche-astrologiche e filosofiche (Avicenna e Averroè) raggiungono le corti europee.
Per tutti i secoli a venire la Turchia avrà scambi commerciali con Genova e Venezia.
Nel 1654 in Francia arriva il caffè, e verso la fine del '700 si introducono fogge turche e ornamentali nell'abbigliamento, portate da Lady Hester Stanhope e più tardi da Lady Jane Digby.
Nel 1923 Mustafà Kemal Ataturk proclama la Turchia Repubblica e abolisce il califfato.
 
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La Persia (oggi Iran) fu unificato nel 1500 da Safawidi il cui regno durò fino al 1736.
Sia la Turchia che la Russia sono state influenzate dalla cultura persiana, anche se non sono mancati scontri.
Fu il cosacco Rezakhan che scacciò i turchi nel 1925, dando inizio alla dinastia Pahlavi.
 
 
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E ora qualche verso! Non è possibile riportare le poesie per intero, ma per chi volesse leggere il testo integrale, esiste un libro, un po' datato, e forse non accessibile ovunque,
"Poesia d'amore turca e persiana" edizioni Edipem.
 
 
ABU MANSUR MOHAMMAD DAQIQI
"Primavera"
è vestita di nuovo oggi la terra,
e il buio mantello
dell'uggiosa invernata
ha gettato da un canto ali d'angelo e rose,
turiboli di rubino,
alberi di corallo, alberi d'oro: vi si impiglia
la brezza dell'alba dolce e giocosa,
pioggia verde di stelle.
 
ABU L'HASAN ALI FARROKHI
"Autunno"
Autunno
Tempio d'oro
dove albergano gli idoli bambini
e canta a piena voce il melograno
impudico i segreti dell'amore.
Autunno, platano d'oro,
onde piove al passante innamorato
sciame di foglie: intorpidite mani
che il belletto dipinge di rubino.
Autunno color vino,
malinconia di vigna abbandonata.
Acceso il cuore in densa nostalgia,
dita morenti sugli afflitti rami.
Ma il narciso è Signore
cui sacrifica sé tutto il giardino.
Da ogni ramo un'offerta per il fiore
e le nuvole-gru guardan dal cielo.
 
FAKHRODDIN ASUD GORGANI
"Lettera di Vis"
Cuore mio navigante,
giocattolo dell'onda,
piume lieve sui venti,
vita in balia del mare,
anche tu sai che cosa sia la speranza!
...
Cipressi di tenerezza
nel giardino dell'anima ho piantato:
cipressi senza autunno,
cipressi verdi infuocati,
cipressi ben diversi
da questo albero tuo,
spoglio di frutti, nudo, alla bufera,
desolato, spinoso.
 
NASER-E KHOSROU (1004-1072)
"Autunno"
Che cosa è dunque accaduto quest'oggi, che il mondo mi pare diverso?
Nulla certo è accaduto, le cose son sempre le stesse, sol è che
l'autunno ne svela i misteri.
Questi colori sfiniti, quest'alta inquietudine, e gran turbamento,
di che il giardino appassisce quest'oggi, non è che il dolore del fiore.
Perchè la rauca cornacchia declama soltanto orazioni al sepolcro
del canto.
La nudità del rosaio è pesante imbarazzo dinnanzi alla brezza
dell'aurora.
...
Ed è la notte un tappeto di Siria, rotante tappeto di smalto
coi suoi cristalli di pianto, con l'oro di stelle cadenti che Satana
insegue e sospinge
e la rugiada dell'alba la coppa di Sirio fu pura alla mensa del
cielo.
 
KHAQANI (1121-1199)
"In morte del figlio"
Carovana di sangue è la mia, che ne tiene la soma d'amore,
il cammello dell'alba dapprima, poi quello di notte, a me senza sopore.
Franano i monti pietosi all'udire il singhiozzo dolente,
si fa cintura di fumo nei cieli il mio nero sospiro.
...
Dalla mia bocca al cuore è torrente di fuoco che arde,
veloce ritmo la fiamma all'ansare mio trepido imprime.
 
 
GIALALODDIN RUMI MOULANA/MEVLANA (1207-1273)
"Non farlo"
Tu sei tetro e la luna si stinge sgomenta; ne vuoi tu l'eclisse?
Se rifiuti dolcezza ad un casto che soffre, più geme: non farlo.
 
 
KHOREZMI
"Alba"
Turco d'oriente, il sole
ha gettato il suo velo,
limpido specchio il mondo
s'è fatto di bel nuovo.
I raggi hanno piovuto
fiori dentro la notte:
n'è del profumo colmo
l'incensiere del cielo.
L'esercito abissino
al castello del nulla
fugge, sguaina la spada
dell'alba l'orizzonte.
 
Tratto da "Il libro dell'amore":
Ho fallito in amore:
è argomento di veglie
il racconto funesto
di questo triste amore.
Tutto ho inondato il mondo
di lacrime d'affanno.
Pure il mio pianto posa
come rugiada lieve
su te che non lo sai.
Ho montagne di pena
appese a tenue filo,
ho posato sui cieli,
solcandoli di sangue,
fardelli di dolore
per te che non lo vuoi.
 
ALISCER NEVAI FANI (1441-1501)
"Amore improvviso"
Così sopra me dolorante passò, quale folgore, vampa d'amore,
e a questo rogo infinito m'addusse di nero, di tetro dolore.
Così grande torto mi fece la volta ricurva del cielo,
di tante pene ed affanni inondandomi l'anima e il cuore,
quanti non ne ebbe a soffrire di cento altre follie d'amore.
Così il mio cuore bandì la follia nei deserti del pianto
così non un solo momento di requie conobbe l'accesa mia fiamma.
 
FUZULI (1480- 1556)
"Le lacrime"
Esile come ombra fragile d'alto cipresso lo vedo levarsi,
lo vedo muovere a me come soffio leggero che punge
il mio cuore.
Egli parla e risplende di gemme la rossa miniera dai cento rubini
la voluttà goccia a goccia pervade da lui tutto l'essere mio.
...
Oh, ben so di qual magico incanto la Luna nascente del ciglio
catturi il mio pianto
e quali altezze di cielo il sommesso lamento essa innalzi, e mi salvi!
...
Infelice - mi disse - che il petalo mio l'orla solo il tuo sangue!
A Te il rubino del labbro, risposi, a me gemma sublime di pianto.
Chi penetra nel tuo giardino si perde, per sempre egli a te si incatena.
Pure siamo vicini così come sono vicine tra loro le stelle.
Bada - disse - che la vicinanza di stelle è infinito dolore.
S'addormentarono i fiori, cullati da velo di sonno,
ma presto il vento dell'alba dal breve sopore li scosse.
Ardeva sulle sue gote la bianca rugiada nel Sole novello.
"Sono perle che ti ornano?" chiesi. Rispose: "Soltanto m'adorna
non rugiada, ma pianto tuo dolce che non lo consola l'aurora".
 
ABDORRAHMAN MOSHFEQI (1538-1587)
"La Perla"
Anche noi siamo fiori sbocciati su cuori feriti,
alla stagione che sbocciano volti di fiore.
Fino all'alba stanotte ti ha stretto d'assedio una folla straniera:
ricordo bene stanotte che fu alla tua soglia.
Ma il pianto di chi resta escluso è la perla d'amore
e non s'è adornato nessuno, finora, di perla più bella.
 
MIRZA KHAN ANSARI (1631)
"Elogio della Luce"
Dona un ritmo al giocoso tuo volare,
se non ti guida a me solo illusione.
Me, un'idea fa così preziosa e forte,
e il mio lavacro è sangue, non è pianto.
...
E poi che giaccio all'alba arsa e distrutta,
di me non resta traccia e non ricordo,
e non resta neppure onor di pianto.
 
KHUSHHAL KHAN (1613-1689)
"Il sogno"
Finchè un fulmine venne, ed era l'alba.
L'alba bianca e spietata
che mi trascina nel giorno
nel giorno ove non sei.
Pure non solo sono
in questo giorno mutilato:
dal pensiero di te non mi separo.
"La patria"
Entrare nella terra è morire,
in rifugio di tomba
seppellire i sospiri...
...
Ma il dolore è una cosa che non è da compendiare,
non si riassume il dolore in un canto di dolore.
Il dolore è una cosa
che bisogna tenere
ben cucita nel cuore,
tenerla a disposizione,
si che forse se n'accorga un certo giorno Il Signore.
 
 
MIRZA MOHAMMAD ALI SAEB DA TABRIZ (1601-1677)
"Delusione"
Il gelsomino dell'alba non un giorno solo hai raccolto
s'è l'inutile seno avvizzito per te dell'aurora.
Ogni giorno s'è dato uno schianto di vita novella nei cieli.
Ogni giorno, per te prigioniero d'affetti, di terra, la morte.
Tu te ne stai solo sull'albero, fisso come ombra dipinta.
come un'ombra d'assorto usignolo indolente a fatica di volo.
 
MIRZA ABDOLQADER BIDEL (1644-1721)
"Solitudine"
Io, simile al pesante mio sospiro,
carovaniere son fatto di pianto.
Del profondo bruciante mio dolore
serbo accesa nel petto la ferita,
ed un amico, oltre quel rosso sangue,
io nella mia follia non troverò.
 
MIRZA ASADOLLAH GHALEB (1797-1869)
"Nuova legge"
E non proviamo vergogna del lieto sorriso di donne in amore,
l'impudicizia si levi a sviare le stelle dal loro cammino,
mozzi l'ansia furente dei corpi avvinghiati il respiro all'aurora.
Vinciamo il giorno d'estate col nostro vivente calore,
induciamo in agevole errore chi crede la notte infinita.
 
 
Un brano, dedicato a Shirin, che significa "la dolce"; è una sorta di personaggio tipico della Letteratura persiana, un'ancella:
"Così, in ginocchio nella nuda stanza, Shirin dischiuse il tetro suo tormento: la mia vita, Signore, la mia morte, appartengono a te: fa' quel che l'alto tuo consiglio dispone, ma se grazia s'aggiunge a grazia, tu dammi la vita. Una serena vita sarà la mia, se lo concedi, se tale volontà per me si compie. M'hai già fatto altre grazie, e sai la pena: m'hai riempito di gioie, e sai il segreto."