Poesia Araba


SALWA AL-NEIMI

(Autrice Siriana)
frasi tratte da "Il libro dei segreti"

"Nascondila dietro ai sorrisi, l'amarezza, dietro a occhi che luccicano.
Nascondila e cercati negli occhi altrui."

"Ho passato la vita dormendo. Il tempo passa inutile e agguanta con più precisione e non mi servirà a nulla.
Ma sì, ma sì, che le mie mani restino pure vuote, che il tempo passi pure inutilmente."


***

Poesie tratte



NADA AL-HAJJ
(Libano)

"Evasione"

Se la nebbia è un'illusione, se l'onda è un'illusione
la fragranza è un'illusione, il sogno è una via,
distenderò il mio corpo come un ponte sulle illusioni.
Se la follia è un'illusione, l'attesa è un'illusione, il tempo
è un'illusione
visiterò le mie illusioni da sola prima di dimenticare l'ultima
mentre tu scriverai nell'ultimo brano dal titolo "Caduta":
ho lasciato l'esilio e l'approdo in cerca dell'incerto e
dell'ignoto
non sono riuscito a tornare, mi allietavano le visioni e le
particelle di anime in libertà
tra i respiri delicati per una libertà che cerca se stessa
il tempo dell'assenza è amico, la terraferma è al tramonto
le luci sono passate, le ombre si sono ritirate
quando lacererai i veli per conoscere i cieli?



INAYA JABER
(Libano)

(qualche frammento)

In questo corpo morirò
nella sua magrezza inusitata.

Si insedia un lungo silenzio
quando ci incontriamo
la nostra massima attenzione alle mani
tra noi
ne è il motivo.

I tuoi passi sulla strada vuota
i tuoi passi sul suo rettilineo triste
la rimozione lenta
l'annientamento
di tutti i passi.


SUZANNE ALAYWAN
(Libano)

"Disturbi della parola" (qualche verso)

Un viso rifiutato dagli specchi, dagli occhi, dalla patria
osservo nelle piogge che mi conoscono
più delle mie lacrime
dalle sorgenti lontane
forse quando le verso vedo il mio antico amore
.....
Perchè il mattino ha perso la tristezza
perchè ho rinunciato al mio desiderio
e ho svuotato le parole dai loro infiniti disturbi
perchè, senza amori,
il mio cuore è la rosa dell'oscurità
il mio corpo è l'albero dell'assenza
perchè l'inchiostro non è sangue.

***

Il peccato
il secondo vuoto
la sconfitta più profonda del perdono.

Come si chiama il vuoto
tra chi osserva la mia tomba
e il mio certificato di nascita?

 
MARAM AL-MASRI
(Siria)

Lei che guardava
alla propria tristezza
come se fossero bolle di sapone
e passava il tempo
giocando con le unghie
mentre annegava.


A'ISHA ARNA'UT
(Siria)

Silenziosamente
ha vissuto.
Silenziosamente
è morta.
Vulva inutile
dissero dopo aver saputo.
Io
sono caduta in ginocchio
innanzi al suo cadavere
le ho lacerato
il sudario
con le unghie
ho scritto sulla sua tomba
qualcosa.


Da quel momento
ho continuato a infrangere specchi
invano
cercandone uno
che non riflettesse
più, uno specchio
che infrangesse me.


Se dovessimo
dimorare nel passato
I nostri occhi
guarderebbero sempre
all'indietro.


Mi preoccupa
che l'acqua sia priva di colore
l'aria priva di sapore
l'imene
privo di lacrime.


Non siamo altro che una delle probabilità dell'esistenza.
La nostra vita... un equivoco di possibilità concesse  


HODA ABLAN
(Yemen)

"Frammenti"

Quando se ne è andato
di lui mi è rimasto
solo me stessa.


"Confessione"

Talvolta, la sera, scoppio a piangere
poi mi adiro per le mie lacrime,
che hanno illuminato il mondo e consumato me.

"Angolo"

In un angolo oscuro della stanza
della mia ferita
intravedo un'ombra
due ombre
fili di ombre che danzano con aghi di fuoco
che lavorano il freddo fuori dalla soglia
li indosso
e il mio desiderio trema.


"Inizio"

Tu sei lì, costruisci una casa
e io sono qui, distruggo un ricordo:
la nostra casa, aperta a tutti
e la mia memoria che era aperta al tuo viso


"Straniero"

Nessuno appartiene alla rosa
tranne il suo sciogliersi
nella mano di un triste amante
che la coglie dal terrore
ogni mattina
e la pianta nel vaso una lacrima
che tracima di dolore. Le insegna come canta l'amore
e come respirare il segreto
che si cela dietro gli occhi
così che si possa rivelare
senza parole.


FATIMA NA'UT
(Egitto)

"Un fiore sulla mano di una donna" (qualche verso)

Il mazzo di rose
che tra un minuto avrò in mano
è portato da una mano che perfeziona le parole
il tuo corpo è stato consumato dalle donne
il mio corpo
è stato consumato dalla ruggine.


NAZIM AL -MALA ' IKA
(Iraq)

"Io" (qualche verso)

La notte chiede chi sono
sono la sua insonne intimità profonda e oscura
sono la sua voce ribelle.
Velo la mia realtà con il silenzio
e avvolgo il mio cuore nel dubbio.
è triste, fisso lo sguardo
mentre i secoli mi chiedono
chi sono.....
anchio mi chiedo chi sono.
Sono la confusione che fissa le tenebre
nulla mi da pace.
Continuo a porre domande, ma la risposta
continuerà a celarsi in un miraggio,
continuo a credere che sia vicina
ma se la raggiungo svanisce
s'estingue e scompare.


"Anno Nuovo"

... Se solo temessimo la foglia
se solo le nostre vite potessero essere
disturbate dal viaggio
o da un colpo,
o dalla tristezza di un amore impossibile.
Se solo potessimo morire come le altre persone.
 

DUNYA MIKHAIL
(Iraq)

"Che cosa c'è di nuovo?" (qualche verso)

... Tombe disperse con i semi della mandragora.
Un suono piagnucoloso penetrò il nugolo di persone.
I giardini rimasero sospesi,
paglia sparsa le parole.
... Altre cose stanno accadendo
in segreto
non so che cosa siano.
Questo è tutto.




AMAL AL-JUBURI
(Iraq)

"Il velo della scrittura"

Non è la bellezza che mi riconduce a te, Scrittura,
bensì la perdizione dell'anima.
Bellezza,
sei diventata un corpo meschino
nell'anima delle parole.


"Il velo dell'inganno"

E disse ancora Iblis (*) :
Signore, perchè tu mi hai ingannato,
ecco, Io farò bella agli occhi loro
ogni turpitudine sulla terra
e ingannerò loro tutti
(Corano XV, 39)

Se solo non lo avessi ingannato
non lo avrebbe fatto.
perchè, Signore, lo hai fatto?

(*) Iblis è il Satana della tradizione islamica.


"Enheduanna e Goethe" (Enheduanna è stata una sacerdotessa-poetessa sumera, vissuta tra il 2285 e il 2250 A.C)
(qualche verso)

... Perchè mi biasimi quando chiamo
a raccolta
le schiere di amanti ed esiliati
nel cimitero dei giorni?
Hai risvegliato donne che ho rinchiuso
nelle prigioni dell'inferno.
Occidente, sono perniciosa....
Nessuna pietà nel mio cuore.
Ma sono la sacerdotessa dell'immenso dolore.


GOLALA NURI
(Iraq)

"Verde Profumo"

Mi manchi
mi appoggio ad un'ombra con monotonia
sospinta dalla noia, dal freddo, dai rumori
perchè rifiutata in silenzio e continuamente.
Ogni volta che ricordavo
che il tuo cuore è consacrato al passato
e che io sono solo il verde profumo,
il corpo ti attraversava con dignità
e le notti erano solitarie.

"Nero"

Hanno rubato la notte.
Mi rimane solo il tuo cuore
nero
per iniziare un nuovo giorno.


WAFAA  LAMRANI
(Marocco)

"Emorragia"

La solitudine delle notti mi consuma
addenta la mia passione
e poi mi sputa come un frammento
per il bagliore fuggente.

"Schema"

Nego tutte le condizioni e sono
stanca anche di negare.
Se solo ci fosse un giorno,
un colore,
un significato.


FAWZIYYA ABU KHALID
(Arabia Saudita)

"Esperimento"

Ha mescolato acido di inchiostro con il sale
del mare e ferite dell'anima.
Ha mescolato
ha scritto su un deserto calloso
e cartaciemente
ali e desideri
e ha cercato di volare.


"Tomba"

Crampi tormentano il mio corpo...
Se dovessi respirare profondamente
la pelle si lacererebbe.


"Poema D'Acqua"

Ha intinto le dita nel deserto
e ha scritto con l'acqua del miraggio una poesia... che
cade
cade
cade
in ritmo impercettibile.


ZHABIYA KHAMIS
(Emirati Arabi Uniti)

"Naftalina"

Trappola dell'esistenza che conduce
ad un suicidio esemplare
questa è la vita straordinaria di un corpo
che mangia, dorme, e osserva il mondo,
sino a essere invaso di naftalina
apogeo dei desideri compiuti.
Volto senza sorpresa
e oggetti abbandonati dalla catena del tempo.



MAISUN AL-SAQR AL-QASIMI
(Emirati Arabi Uniti)

"Un folle che non mi ama"

L'instabile incedere dei giorni si sgretola
e si placa solo quel che sporge dalle nostre finestre.
Acquista forza con il vento che
lo trasporta sulle spalle
e lo fa volteggiare.
Così come i giorni ci hanno fatto volteggiare.

... Non scambierò il mio corpo per un'ombra
che attraversa un cielo vicino.
Non lascerò il luogo,
perchè il luogo è l'essenza del dolore
... Cerco il tuo viso nel sangue delle genealogie
ho detto. Tu non mi ami
e nulla rimane nel corpo
tranne questa mia esangue anima.


HAMIDA KHAMIS
(Bahrain)

"Estasi d'amore"

Come posso disperdere
questa nostalgia
affinchè la sua parola possa alleggerirsi
nel mio sangue?



FATIMA MAHMUD
(Libia)

Voglio
indossare
ferite
che mi assomigliano.


FAWZIYYA AL - SINDI
(Bahrain)

"Alla stanza, alla sua porta sempre nascosta"

(qualche verso)

Per chi è l'azzurro di questo abito
che ha le vertigini come il fondo del mare
su quale ti abbandoni rapidamente?
è senza esitare
indossi quel che assomiglia al sangue qualora lui dovesse morire
non sai che si tratta di inchiostro sprecato?
il tuo corpo è forse un'imbarcazione offerta alla rivelazione?
oppure una tomba riparata dalle onde?

.....

Perchè tutta questa asfissia?
l'aria riversa gemiti
per privare con la delicatezza della corrente
te e il tuo viaggio affrettato
e un brivido scorre per l'arteria
per chi, per chi combatti?

.....

Una donna annulla l'indifferenza della vita
con le pietre delle parole che non l'ascoltano
per vedere il fiume delle parole ampliarsi
in lente acque alla cui vista non sfugge nulla.

Di chi hai paura?
Sei forse tu?


FADWA TUQAN
(Palestina)

"Solo tu solo tu"

Nuda sotto il sibilo del sole
solo tu ti rinchiudi
nel deserto della stanza vuota
ti asciughi e ti interroghi
come un impiccato che oscilla senza risposta
attraverso un vuoto, dentro un vuoto, dietro un vuoto.



JOUMANA HADDAD
(Libano)

"Il ritorno di Lilith"
(qualche verso; il testo originale è un poema; è interessante notare come queste poetesse, spesso imprigionate o che vivono come rifugiate, nelle loro poesie abbiano dato voce a due figure forti femminili: la figura mitologica di Lilith, personificazione del sesso femminile, autonomo e fiero, e la sacerdotessa-poetessa sumera Enheduanna, personificazione del potere spirituale, di riflesso, della Dea Madre, Dea Creatrice, quasi a proporle come eroine contro il potere maschile-islamico fondamentalista)

Io sono Lilith, la dea delle due notti
Io sono Lilith, la donna che ritorna dall'esilio-destino
nessun maschio le è mai sfuggito
e nessun maschio desidera sfuggirle.
....
Io sono la donna-paradiso che cade dal paradiso
e sono la caduta-paradiso
....
Io faccio l'amore e mi riproduco per creare un popolo del mio lignaggio
poi uccido i miei amanti per lasciare spazio a coloro che non mi hanno ancora conosciuta.
....
Perchè Io sono la prima e l'ultima
la cortigiana vergine
la concubina temuta
l'adorata disprezzata
e la velata nuda.
Perchè sono la maledizione di ciò che precede.
Il peccato scomparso dai deserti
quando abbandonai Adamo.


"Il tuo paese, questa notte ardente"

Il tuo cielo che in alto dimora
addolcisce la noia
la tinge di una fragranza cupa
come l'orizzonte conquistato.
Dimmi come può la tua immaginazione custodire l'essenza
come possono i tuoi desideri cicatrizzarsi all'alba
e spingere la tua brama a denudarsi?
Come può ogni levar del sole possedere una lama straniera,
come puoi?


****

Qualche Poeta antico...



La Letteratura Poetica  Araba si può dividere in tre epoche:

- L'epoca pre-islamica (450): prima e seconda Giahilyya, "barbarie", ovvero la Poesia dei beduini (Badw) nel deserto. I nomadi vivevano di scorrerie (Ghazw), vendette per difendere l'onore (Sharaf) e culti politeistici. In genere, vi era un capotribù (Sayyid) o uno sceicco (Shaykh). La poesia era orale, e spesso, si tenevano delle vere e proprie gare di poesia: le poesie lunghe erano "Muallaqàt", quelle brevi, "Qasida". Erano previsti balli di fanciulle alla musica dei flauti e dei tamburelli, vino di datteri, e la poesia migliore, premiata dalla giuria, veniva incisa con lettere d'oro e appesa nella Ka'abah.
Esisteva anche un gruppo di poeti-ladri, i Saalik.
I temi erano l'amore, l'avventura, il deserto.

- L'epoca dei califfi Omayyadi (661-750)

- L'epoca degli Abbasidi (750-1285)


Qui riporterò i versi di una Poetessa, Tumadir (Tamadur) dei Banu Sulaim, figlia di Amr, detta al-Khansà per la bellezza dei suoi occhi e del suo piccolo naso.

Nata nel 575 e morta nel 664, fu una Poetessa Mukhadram, vissuta a cavallo tra l'epoca pre-islamica e quella islamica.
Rifiutò di sposare un ricco sceicco, innamorandosi di Abd al-Uza. Divenne Poetessa di elegie del doloroso pianto, e sposò Murdas al-Sulmi.Anche la morte dei suoi fratelli Mu'awiya e Sakhr venne commemorata nelle sue elegie. La sua eredità fu raccolta dalla figlia Amra. Il genere "al-Khansà" è propriamente il compianto funebre.  


Fieno oppure cenere fa lacrimare i miei occhi
al pensiero di una dimora cupa e abbandonata?
Il suo ricordo fa cadere incessantemente
lacrime calde sulle mie guance
come un diluvio
in piena, senza fine.

Piango per Sakhr
sepolto sotto la sabbia,
Piango continuamente
finché avrò vita
colpita e indebolita;
piango per Sakhr
e questo è quello che mi aspetta,
poichè il destino che complotta
questa volta mi ha colpita.
Il sorgere del sole mi fa ricordare Sakhr
e io lo ricorderò al suo tramonto...

****

Abu Muhammad Qasim al-Tamimi (Secolo XI) 

E la tua vita non ebbe giorno,
già l'aurora era avvolta dalla notte

Da quanto splendono sembrano soli,
 ma in ogni sole è inscritto il suo tramonto

Dolce mi è in te l'amara notte
quanta amara mi è in te la dolce luce.

***
 
Abu 'L-'Atahiya (748-828)

"La Conoscenza Della Negazione"

La Morte è un diritto ma provo ancora gioia
come se della morte conoscessi la negazione.

  ***

Al- Ma'Arri (973-1058)

"Oh Morte!"

Oh Morte, sana la mia vita e il male!
Quando il domani arriva, il giorno andato
non mi agita la vita che ha agitato.
Questa è la condizione del mortale:
ciò che è stato già ieri fra le mani,
non diverrà sostanza del domani.