Emilio Prados


SOLITUDINE

Rimane l'acqua eretta
e percorsa da brividi
nel suo suolo di lutto
- catene la memoria,
prigione e la troncata
alta torre del corpo -
contrizione nell'ombra
- ancora fresco il sangue
palpitante del giorno -
che pena sopra il mondo
a castigo del tempo...

Nera, nera, nerissima è la notte,
alta come una spada...
seme della sua carne,
ora lagrime e nebbia,
vive la notte di un oscuro gemere.

Oblio fecondo il suo esistere erige,
azione, amore, per il suo peccato...
Intanto laggiù il giorno
incosciente, in deliquio,
diffonde a fiotti dalla sua ferita
la sua vampa, su un bacio
nero che già la inonda....

Chi mai salverà l'ombra
e l'acqua dove muore?

(Il tempo intero è un grido
muto, sopra la notte....
e l'aria, la speranza
del cielo in cui si cela)



INVITO ALLA MORTE

Vieni, metti la mano
nella profonda vena del mio corpo.
Dentro, si fonderà il tuo braccio
con la mia ombra.
Sarà pietra notturna,
radice arida di sangue...
Rappresa, la sorgente del mio petto
per chiedere il tuo aiuto
mi salirà alla gola.
Negarglielo, se è vita!
Affonda ancora il braccio!
Attraversami tutto!
Mi costi pure l'albero del corpo,
conducimi a te, Morte.


è STANCA LA MIA FERITA COME UN FIUME

è stanca la mia ferita come un fiume.
Io penso a te perchè somiglio a un corpo.
La tua mano fa cenno lontano, nel ricordo.
Nel tuo cenere sogna la morte la mia pelle.
Ti cerco nei miei occhi
come dentro uno specchio.
Ma l'universo ha perso
nel mio sangue il giudizio
e fuggendo il tuo corpo
io sogno che t'inseguo...
non so più se i miei occhi son chiusi
o se sto silenzioso al tuo fianco.


UN ALBERO NASCE

Ma il giardino, così chiuso, dove sta?
Né i suoi muri
danno ombra - segno
del suo ritiro - né l'acqua
s'ode fluire;
né il rumore del pioppeto
dà ali al sogno
né sparge il cipresso il suo
pianto di pena o luna
sul timore della fonte.

Notte fonda!
(Notte ancora?)

Giardino senza tempo, pena:
dov'è il tuo corpo?
Ove fugge?
Il mistero ci fa vivere.
Lo so, giardino chiuso,
ma il tuo mistero dov'è?

è sua presenza il tuo nulla?...
Senza radici è il tuo suolo;
è senz'albero il tuo cielo...
Quest'ombra non è la spina
- lingua del tuo cuore -
campana del tuo silenzio.
Non è il tuo deserto amore:
la tua trasparenza.
Dove hai perduto il sapore
del tuo sangue, ch'era fuoco?...
I tuoi uccelli son cenere di morte.
Forse queste foglie sono,
in terra,
l'eco del tuo aereo fiore?...
L'ombra ferita del sogno?
Amore che il giardino chiede?...
Amore - giardino:
domanda d'amore,
amore di corpo completo?
Sei qui forse, e non ti vedo?
La tua luce mi ha accecato?
Mi ha tolto il tatto, l'olfatto?...
(Non si ode neppure il tuo ricordo)
Sul labbro la saliva
e la rugiada
confondono i loro desideri.
Giardino chiuso: i tuoi muri
dove fissano i petali?


CANTO DEL DORMIENTE NELL'ERBA

Sta la morte con me.
Ma la morte è giardino
chiuso, spazio, recinto,
silenzio dietro il muro
di pelle del mio corpo
dove, immobile - mandorla
intatta - la mia luce
contempla è da l'immagine
redenta della fiamma.
Se morirò, è già morte
il viale, la stella,
il silenzio, la notte,
l'acqua, lo stesso amore.
Così dice la fonte
e il sospiro.
Così
il mio sangue nel bacio.
Se morirò, le mie labbra
che il mistero suggella
non cercano più: cantano,
che non sarà mio oblio
la terra, né il silenzio...
domanda il gelsomino
con languore nell'ombra:
Dove mai andrà la stella
che la mia neve ha persa?...
se morrà, il suo profumo
è morte; il fiore morte,
come anche la terra
umida del giardino
più segreto dell'anima
è carne della morte:
Luce! Ardente memoria!
Asse di un universo
nuovo, che nascerà
senza nebbia di oblio!
Così dice la fonte
e il sospiro
così
il mio sangue nel bacio.