Elena Bono


Dalla Racconta "Fenicotteri"

"Dalla betulla si effonde"

Dalla betulla si effonde oscurità nel cielo e sulla terra.
forse la sera vi è rimasta tutto il giorno nascosta
per sfuggire alla luce
aprendo gli occhi, invano, a vedere se stessa,
spaurita e percossa da un rombo sconosciuto:
la voce del fiume o il vento tra le montagne o il suo cuore.
ma a poco a poco ciò che si ignora non fa più male;
così semplicemente era tutto: chiudere gli occhi e guardare.
il tempo che lacerava il suo cuore è ora immobile
sogno ed ha un attimo solo.



"Ad una ninfa"

Certo dalla notte soltanto potevi nascere tu, così bianca.
solo da un lungo soffrire di tenebre, nivale serenità
che non racchiudi profumo
ma poche gocce, gelide come silenzio lunare,
cui non sovviene da quale cielo siano cadute.
quanti veli dell'anima lacerati
prima di scorgere te, intatta verginità,
appena sfiorate le acque,
come nube che attratta dal proprio sguardo
che la contempla dal lago
sia immobilmente discesa
ed ora in se stessa riposa, senza saperlo.



"Pioggia in una notte d'inverno"

Con grave abbandono la pioggia discende dal cielo,
avvolge le case le piante tutta la terra.
per quanto è grande la notte, possiede lo spazio
e senza destare il silenzio, in esso fluisce:
liberazione di pene eternamente taciute.
che nuovo incanto giacere al buio, senza timore
e nel tepore dei miei pensieri
stringermi tenacemente a me stessa
prima che il sonno me ne conduca lontano,
dove, così stranamente, è facile abbandonare ogni cosa
senza sapere di poterla mai ritrovare.



"Notte d'estate sul mare"

Fosforescente vaghe sospese sul fondo
isole pallide dissolventisi
in sileziose faville
presto smarrite nel buio.
Come se un veno subacqueo
sopisca là i gelidi fuochi,
qua li ravvivi per un attimo solo.
per un attimo solo e lieve cenere
diffusamente ne piove sul fondo
dove si aprono
incolmabili occhi di morti.
questa si posa in essi
favilla spenta sopra favilla;
di ognuna si riaccende nelle pupille vuote
un sogno:
stella accanto a stella,
interminabile cielo dei morti.



"Guarda ora"

(nessuno si può bagnare due volte nello stesso fiume - Eraclito)

Guarda ora,
guarda
in giardino le statue.
come passa la luna,
veloce tra le nuvole buie,
volgono il viso
con uno stupore che non la può fermare;
ah che sul suo passaggio
la notte di chiude,
ciò che al di là rimane
cosa è per sempre perduta.
Guardami ora;
chi io sia che ti parlo
dimmi: parola di un attimo solo.
ecco, scompare la luna,
riappare.
perchè tu mi guardi?
nulla è più simile a prima:
né io stessa a me stessa,
né il pallido viso di quelle statue
al viso che splende
pallidamente ancora nel tuo ricordo,
e già viene meno
e già non è più nel tuo cuore
che una tristezza che tace.



"Tramonto d'inverno in una chiesa a Ravenna"

(quanto avrà freddo portate il mio cuore a Ravenna)

Forse i selvaggi cavalli del mare
sirenati corrono le onde,
le bianche criniere fiammeggianti sopra i marosi;
folle nitrire sovrasta l'immenso ansimare delle acque.
e li sprona la sera che viene veloce
su dal profondo del mare,
forse la sua verde ombra
si allunga già sopra le cose pietrificate.
tutto sarà tra poco
naufragio e terrore,
ulular di marosi su tutta la terra,
alto sibilar della sferza che incalza spietata.
ma qui
su cieli d'oro come risplendono
le candide vesti dei Santi,
estatici gigli
e all'infinito ne fiorisce il giardino.
all'infinito. lasciate
che si racchiudano le acque sopra di noi,
pur che nulla qui venga cambiato
e intatto affondi un tesoro
che fu sempre nascosto.
chè questo è salvarsi: restare
là dove è ciò che non muore,
eternamente immuni d'ogni timore.
la nave sommersa
dolce cosa ascoltar la tempesta,
sognare di Dio che è nei cieli
dal profondo del mare.



"Fenicotteri"

Viene la sera e accende, quasi richiamo, i suoi fuochi
su tutte le vette dei monti:
fiammeggiano,
a picco su nere valli,
castelli di corallo.
giù nelle valli nere stagni invisibili mandano
gelidi lampi d'argento,
splendono qua e là luci vive:
i fenicotteri bianchi.
bevono lungamente le gelide acque,
lungamente si chiamano,
o chiama forse ognuno la sua eco.
e l'ascolta stupito,
guardano altri
quel magico cerchio di fuochi
sulle montagne.
ma il loro non è che un passare:
né alla roccia mai apparterranno,
né alla palude,
né a cosa alcuna di terra.
attendono solo la notte
e i grandi cieli pieni di vento,
sognano il volo soltanto
altissimo quieto
e il lento migrare con gli astri
in sciami lucenti.