Emilio Motta



"Un ricordo"

Oltre i vetri azzuffa il vento
gli ultimi raggi di vita
mi disseta un ricordo
mentre scorrono luci
sbirciandomi
di piccoli soli meccanici
crescono negli anfratti dei pensieri
a squarciare tutto l'ordine dei sistemi
e mi interrogano
se devo ancora nascere o morire.



"Luce di neve"

S'infiltrano musiche celtiche
preme il tuo volto sul cuore
fra le fessure dell'anima
bagliori nevicano di pura luce
cristalline presenze le tue labbra
accendono un desiderio di confine.



"Risonanze zen"

Fiutando bagliori di luce
mi nutro d'equivalenze spirituali.



"Uno straordinario incontro"

Di luce una stella la più grande
nel meriggio fra le ciglia colpisce
un ricordo di profumati sorrisi.
Ultime vampe e giallo oro il tepore
sul letto distende il riflesso
dei bagliori d'autunno la sera precoce.
Porteranno le nevi memoria
di straordinario incontro e già temo
il conflitto di cuore e ragione.
Già si insinuano lente le nebbie
mentre cupi le nubi argentate filtrano ori.
Dura a fatica la speranza o insensata resistenza
costellata di fragili ardori.
Sotto acquattato è con certezza un filo di vita
altrimenti non sarebbe che di rarefatta materia
quest'animo.



"Il sonno e il sogno di Anna"

Al buio avvertito di luoghi
d'ansie temute
esistenze perdute
in storie negate
succedono
raggi nel bosco fra gli aghi
d'abete filtrati
raggi lunari sognati
impregnati di ghiaccio
sapori sottili e antichissimi odori
vibranti in onde portanti
nei centri vitali correnti
di liquidi degli atomi accesi.
Scintille di vita profonda, aperto il fiore del
loto, messaggero d'un solo colore, monocromatico,
puro, intenso biancore racchiuso, di seguito
esploso, con spruzzi di luce, al centro viaggianti,
incoerenza d'amore, altro non era il volto,
che piogga fulgore, di raggi di gocce,
incandescente rugiada, bruciante
accellerazione, d'incontenibile
fusione.